Inclusiva, innovativa, sostenibile. Così si rigenera la Grande Milano

Intervista a Giuseppe Bonomi, Amministratore Delegato di MilanoSesto

1 luglio 2021

Poco più di due anni fa Genio&Impresa intervistava Giuseppe Bonomi, allora Amministratore Delegato di Arexpo SpA, che raccontava come tra i padiglioni di EXPO 2015 stesse per decollare MIND, dando una nuova prospettiva di sviluppo per quell’area. Non sapevamo che, appena poche settimane dopo, Bonomi sarebbe diventato Amministratore Delegato di Milanosesto SpA, la società che ha il compito di sviluppare le ex aree Falck di Sesto San Giovanni insieme ai partner Hines e Prelios con il sostegno finanziario di Intesa Sanpaolo: un’altra grande area dismessa, un’altra prospettiva da costruire, un altro cantiere da avviare. Proviamo a capire analogie e differenze…

Alcune analogie sono fin troppo evidenti. Anche a Milanosesto ci troviamo di fronte a superfici molto estese, quasi un milione e mezzo di metri quadrati. Si tratta del più grande progetto di rigenerazione urbana in corso in Italia e senz’altro uno dei più importanti in Europa.

Proprio la dimensione delle aree implica un investimento finanziario molto impegnativo, che possiamo valutare in circa 4 miliardi di euro. Parliamo della costruzione di una vera e propria nuova città che andrà in qualche modo a rimarginare e ricucire quella grande ferita nel tessuto urbano dell’area metropolitana di Milano e che, su scala più ampia, rappresenta un tassello importante nell’ambito della regione urbana milanese, tra Milano-città e la Brianza, con una sua centralità data anche da una buona dotazione infrastrutturale (la ferrovia, la linea rossa del metrò, il sistema delle autostrade e delle tangenziali contermini).

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È chiaro che le implicazioni urbanistiche e territoriali – sul paesaggio urbano, sui flussi, sulla società e la demografia, sull’economia, sull’ambiente, ecc. – saranno molto rilevanti, anche qualitativamente, tanto nel corso della fase di sviluppo, quanto a intervento completato.

Di fronte a trasformazioni urbanistiche di questa grandezza è inevitabile – ed è questa un’ulteriore analogia con  MIND – che il rapporto con la pubblica amministrazione diventi un elemento critico di successo. Non c’è investitore privato che sia disposto a mettere in gioco risorse economiche e reputazione in questa misura senza una scrupolosa programmazione dei tempi e senza certezze sul rigoroso rispetto delle scadenze.

Le differenze?

Al di là del progetto urbanistico, molte. Una importante sta indubbiamente nei prodromi - per così dire - del progetto. Nel caso di MIND avevamo una strada senz’altro stretta, piena di ostacoli e di nodi da sciogliere, ma partivamo avendo alle spalle quell’incredibile slancio prodotto dal successo di EXPO 2015, dalla grande vitalità e grande visibilità conquistate da Milano. 

Qui a Milanosesto dobbiamo intanto fare i conti con la storia. Le grandi archeologie industriali hanno un enorme potere evocativo. Quando le attraversi – come hanno avuto modo di fare gli ospiti dell’Assemblea di Assolombarda – puoi percepire quasi fisicamente il fatto che in quest’area s’è giocato davvero un pezzo di storia del Paese: la grande epopea industriale con i suoi successi, ma anche con i suoi conflitti e le sue sconfitte, con il suo portato nella vita della comunità locale, nella percezione stessa che gli interlocutori hanno dell’area e del soggetto che ne promuove lo sviluppo. È un dato con cui fare i conti.

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L’altro dato con cui confrontarsi è il lasso temporale trascorso tra lo spegnimento dell’ultimo forno delle acciaierie (era 1995 e fu un trauma per l’identità stessa di Sesto) e l’apertura del primo cantiere che avverrà proprio tra poche settimane. Nel corso di un quarto di secolo su quest’area si sono depositati sogni, aspettative, proiezioni sul futuro, progetti individuali e collettivi che non hanno trovato risposta concreta in tempi ragionevoli. E questo per noi significa produrre risposte non solo celeri, non solo concrete, ma anche capaci - per qualità intrinseca - di superare disillusioni e generare nuova fiducia in uno sviluppo futuro tangibilmente prossimo. La chiave di volta necessaria per dare concreta attuazione al piano di rigenerazione urbana è stato “l’ingresso” nel progetto di un grande investitore internazionale come Hines, portatore di una visione lungimirante di una nuova offerta immobiliare.

Infine la pandemia. È forse ancora presto per avere un quadro completo dei suoi effetti e delle traiettorie che prenderà Milano, ma non credo di sbagliare troppo nel poter dire che il ciclo culminato nella straordinaria vitalità del post-Expo vada chiudendosi. E, se vogliamo, può essere anche salutare. Ci impedisce di sederci sugli allori e ci spinge a trovare nuove strade, anche nell’immaginare e nel costruire il futuro delle nostre città.

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In che cosa si traduce questo cambiamento dal punto di vista di un grande progetto di rigenerazione urbana?

Nel caso di MilanoSesto il forte impulso impresso dalla pandemia al cambiamento verso stili di vita più sostenibili e più inclusivi ha reso intanto molto più attuali, più pregnanti e più preziose le indicazioni contenute nel nuovo masterplan redatto da Foster+Parters. È un piano improntato non solo ai più attuali standard di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, ma caratterizzato da funzioni e persino da una forma urbis (un disegno della maglia stradale, del rapporto tra pieni e vuoti urbani, ecc.) orientati a favorire socialità e inclusione. Su questo eravamo già in linea con il Next Generation EU e con il PNRR ancor prima che nascessero: transizione digitale e transizione ambientale sono nel DNA stesso del progetto.

La Città della Salute e della Ricerca voluta da Regione Lombardia ha rappresentato il grande investimento pubblico capace di dare al mercato il segnale di avvio dello sviluppo dell’area e il segno dell’impegno a procedere con costanza e serietà nella sua piena attuazione. Ma oggi rappresenta anche il cuore di una nuova concezione della salute che non si limita alla costruzione di strutture sanitarie finalmente adeguate agli standard contemporanei, ma che comprende la costruzione di un ecosistema urbano e sociale orientato a produrre benessere per i cittadini. A quell’investimento pubblico, per inciso, si è aggiunto recentemente anche l’investimento privato per la costruzione di un nuovo polo, anche universitario, del San Raffaele.

La qualità dell’ecosistema urbano e sociale è anche correlata al modello abitativo che qui a MilanoSesto stiamo iniziando a realizzare. Si tratta forse di uno degli aspetti di maggiore valore apportati dalla presenza di un grande operatore internazionale molto evoluto come Hines, senz’altro un elemento ad alto contenuto innovativo. Stiamo parlando di “capitali pazienti” che scommettono su un modello di business capace di creare le condizioni per offrire sul mercato residenziale abitazioni in locazione con alti standard qualitativi a canoni accessibili. Da un punto di vista sistemico significa attivare una leva formidabile per attrarre talenti (studenti, ricercatori, lavoratori e professionisti a inizio carriera), giovani coppie, anziani... insomma per creare un tessuto sociale inclusivo e contribuire attraverso operazioni di mercato a invertire la rotta rispetto a decenni nel corso dei quali le nostre città hanno invece espulso chi non poteva permettersi i prezzi di acquisto o i canoni d’affitto offerti dal mercato.

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Prossime tappe?

Entro luglio prenderà avvio il cantiere per la costruzione della nuova stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni. Sarà una stazione a ponte, progettata da Renzo Piano Building Workshop con Ottavio Di Blasi & Partners, che ricongiungerà finalmente due parti di città che i binari avevano separato. Entro i primi mesi del 2022, in prossimità della nuova stazione, apriranno altri due cantieri: verso sud quelli del lotto “Unione Zero” sviluppato grazie all’investimento privato di Hines e altri operatori, con le prime quote di residenza (libera e convenzionata), uno studentato, un albergo, spazi commerciali e una quota di terziari a uffici; verso nord quelli della Città della Salute e della ricerca progettata da Mario Cucinella. In concomitanza con questi due cantieri saranno avviati i lavori per recuperare e destinare a funzioni commerciali, culturali, associative alcune delle grandi archeologie industriali (tra cui il Treno Laminatoio utilizzato per l’assemblea di Assolombarda) e sarà avviata la realizzazione della prima metà del grande parco che costituirà in futuro il cuore verde di tutto l’intervento.

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