Un’Europa connessa ha infrastrutture efficienti e sicure

Viaggio nelle grandi opere con Sisgeo, impresa specializzata nella produzione di strumenti per il monitoraggio strutturale e geotecnico

Una storia quasi trentennale che di acqua, sotto i ponti, ne ha vista scorrere molta e per Sisgeo non è solo per modo di dire. Testimone del «cambiamento epocale» che il settore ha vissuto e sta ancora attraversando, soprattutto con la digitalizzazione di strumenti e metodi, Sisgeo è una delle realtà lombarde che meglio può raccontare evoluzioni e involuzioni delle infrastrutture italiane, europee e non solo. 

Leader nel nostro Paese e tra i cinque più importanti gruppi al mondo, questa azienda di Masate, nell’hinterland orientale di Milano, è specializzata nella progettazione, nella produzione e nell’installazione di strumenti di precisione che monitorano opere civili e di ingegneria geotecnica in corso d’opera e in esercizio: ponti, gallerie, metropolitane, strade, dighe, ferrovie, edifici, miniere.

I suoi prodotti - tra cui piezometri, inclinometri, pendoli, centraline di lettura, datalogger - sposano la tradizione della manifattura italiana con le tecnologie più avanzate e molte esperienze nei più importanti cantieri internazionali. 

Romano Lamperti, fondatore di Sisgeo nel 1993 con Domenico Bruzzi, dopo essere stati a lungo dipendenti della SIS Geotecnica da cui Sisgeo ha preso vita, è un imprenditore appassionato: così come l’orgoglio per i lavori fatti e in progetto lo spinge sempre verso nuove sfide, allo stesso modo il pragmatismo non gli impedisce di vedere e analizzare gli ostacoli che tutt’oggi si presentano ogni volta che c’è da costruire o anche solo da immaginare una grande opera. 

Un’Europa connessa ha infrastrutture efficienti e sicure

Terzo ponte del Bosforo - Turchia

«Abbiamo rilevato un ramo d’azienda per dare continuità a ciò che sapevamo fare, investendo moltissimo in tecnologie e puntando prevalentemente sui mercati internazionali». Sì, perché i cantieri nel nostro Paese - spiega Lamperti - quando riescono a partire sono un ingorgo di permessi difficili da ottenere, sono montagne di burocrazia da scalare, sono pagamenti che tardano ad arrivare. Così i progetti più importanti che l’azienda ha chiuso o che sta monitorando sono per lo più all’estero

Molti hanno casa in Europa, perché è nel Vecchio Continente che crescono le esigenze di connessione tra gli Stati. Il Grand Paris Express è la più grande rete urbana di collegamento, per lo più sotterranea, che collega la capitale francese al suo hinterland: un progetto gigantesco a cui Sisgeo fornisce gli strumenti per misurare gli scavi e le interferenze che questi generano con ciò che c’è in superficie, edifici in primis. Per l’alta velocità HS2, pianificata nel pre-Brexit, invece, nel tratto tra Londra e Birmingham sono stati utilizzati dispositivi esclusivi: monitorano il comportamento del terreno attraverso speciali sensori installati in tubazioni che ne rilevano lo spostamento orizzontale e l’assestamento verticale. E poi c’è la famigerata Torino-Lione per la quale «abbiamo lavorato bene sul versante francese mentre in Italia siamo fermi per le proteste NO TAV», il tunnel di Visnove in Slovacchia, la Metro C a Roma: questi sono solo alcuni esempi di progetti strategici europei. Ma c’è anche l’Australia con una metropolitana leggera che collega Perth all’aeroporto di Forrestfield per cui si è controllato lo scavo che passa sotto la pista di atterraggio: «Per non bloccare il traffico aereo si è lavorato anche con l’aeroporto attivo e i nostri strumenti sono stati fondamentali per avere sott’occhio anche il minimo spostamento del terreno».

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Galleria idraulica di Cantanghel - Provincia di Trento Italia

E poi il Cile, con la fornitura di strumenti per la miniera di rame a cielo aperto più grande del mondo, la Chuquicamata. «Sempre in Cile ci siamo occupati di un’altra miniera, quella sotterranea di San José, nella quale ad agosto 2010 rimasero intrappolati 33 operai a causa del crollo del tetto: fornimmo la strumentazione che misurava i movimenti del terreno durante la perforazione di un perforo laterale che doveva alimentare i minatori. Fu una grande soddisfazione che ebbe grande risalto sulla stampa Latino Americana». 

Sì perché «spesso si tende a riconoscere gli italiani a livello mondiale solo per il tessile, il food e il design, ma dobbiamo ricordarci che siamo anche e soprattutto un Paese di avanguardia tecnologica» dove alcuni gap però, «assolutamente da colmare», fanno pagare all’Italia «uno scotto reputazionale immenso» e bloccano le connessioni non solo all’interno del nostro Paese ma anche, proprio, con l’Europa.

E poiché l’Unione Europea, per essere realizzata in toto, ha bisogno di infrastrutture che ne colleghino i poli turistici, strategici ed economici, ecco che serve darsi una mossa. Come? Non c’è occasione più importante dei finanziamenti del programma Next Generation Eu, parte dei quali dovranno finanziare l’implementazione di una rete infrastrutturale più fitta, efficiente e sicura: «Ben venga che ci siano fondi da spendere, ma prima vanno risolti i tanti problemi che ancora ci sono: la mancanza di connessioni per la banda larga, una burocrazia soffocante, le procedure lente e complicate per l’affidamento dei lavori. Solo sciogliendo questi nodi si può fare in modo che le imprese del nostro settore facciano la loro parte garantendo la realizzazione di infrastrutture efficienti»

Un’Europa connessa ha infrastrutture efficienti e sicure

La diga di Kárahnjúkar - Islanda

E sicure: «Se fosse eseguito in maniera costante e corretta, il monitoraggio delle infrastrutture ne garantirebbe la sicurezza. La questione, purtroppo, è che da una parte esiste ancora una certa diffidenza verso l’utilizzo di strumenti automatizzati e tecnologici, dall’altro non c’è personale abbastanza formato per utilizzarli al meglio. Non basta mettere sensori e strumenti su un ponte se poi i dati non vengono gestiti»

Infine, un’altra “s”, quella della sostenibilità: «Creare una rete di infrastrutture su rotaia che funzioni, ad esempio, può contribuire allo sviluppo di una mobilità meno impattante sull’ambiente»

La ricetta, per tutto, è investire sulle tecnologie: «Il nostro business è sempre proiettato nel futuro, tanto che stiamo brevettando uno strumento validato un mese fa in Francia, che monitora il comportamento di un asse ferroviario e che speriamo sia il primo di una serie». Certo è che, pur essendo davvero strategico, quello del monitoraggio specialistico è un settore non abbastanza valorizzato: «Mancano la formazione di personale che sappia utilizzare strumenti e piattaforme, ma soprattutto manca continuità. Chi monitora un’infrastruttura deve farlo non solo nella fase di costruzione, ma va prevista la gestione delle apparecchiature durante tutta la vita di un’opera. Solo così si può beneficiare di una rete che copra un mondo, quello europeo ma non solo, che ha bisogno di essere sempre più connesso».

 
 
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