Grandi Opere - Responsabilità e professionalità adeguate

Il modello Genova fa scuola - Intervista a Marco Bucci, Commissario straordinario per la Ricostruzione e Sindaco di Genova

1 giugno 2021

Marco Bucci è stato eletto Sindaco di Genova nel 2017 dopo una lunga carriera nell’industria con diverse esperienze di lavoro all’estero. Si è trovato alla guida di Palazzo Tursi in anni che si sono presto rivelati difficilissimi, prima per la sua città, con la tragedia del crollo del ponte Morandi nel 2018, e poi per mondo intero, con l’esplosione della pandemia lo scorso anno. La ricostruzione del ponte – coronata da un successo unanimemente riconosciuto – è senz’altro il miglior modo per onorare la memoria delle vittime, ma anche il frutto sano di uno sforzo e di un’esperienza collettiva di cui Bucci, come Commissario straordinario, è senz’altro il più importante custode. Per questo il suo contributo nel dibattito sulle risorse che il PNRR destina alle infrastrutture è prezioso. Lo abbiamo intervistato a valle dell’evento “Il futuro delle infrastrutture per un'Europa più vicina” trasmesso in streaming su Genio & Impresa.

Quante risorse prevede che saranno investite a Genova grazie al PNRR? Quali sono gli investimenti più importanti per consistenza o anche per rilevanza economica, sociale, ambientali degli impatti previsti?

Per Genova si tratta di 5 miliardi, oltre ai 5 miliardi già previsti per la gronda autostradale. È opportuno tenerli separati perché i secondi sono in capo alla società concessionaria. Si tratta dunque di un volume di investimenti molto rilevante. Per quanto riguarda il PNRR, le risorse andranno innanzitutto per la nuova diga foranea che consentirà l’accesso in piena sicurezza a navi di grandi dimensioni e per lo sviluppo ecosostenibile del porto alimentandone tutte le attività attraverso energia da fonti rinnovabili; non meno importante l’investimento per l’infrastruttura digitale – server farm, rete – che consentirà lo smistamento dei dati in ingresso e in uscita da due grandi cavi sottomarini che vedono Genova come loro approdo europeo (il BlueMed e il 2Africa) e che attraverso il Mediterraneo connetteranno l’Europa al resto del mondo. In fondo non stiamo facendo altro che consolidare la vocazione plurisecolare di Genova come “porta”: per le merci, per le persone e oggi anche per i dati. 

Grandi Opere - Responsabilità e professionalità adeguate: il modello Genova fa scuola
A fronte di un così ampio incremento di risorse pubbliche per investimenti esiste naturalmente una certa apprensione sulla capacità di attuare i progetti e di farlo nei tempi richiesti, ancor prima che da Bruxelles, dalla necessità oggettiva di rispondere tempestivamente alla crisi innescata dalla pandemia

Al di là degli strumenti che il Governo sta mettendo a punto proprio in queste ore, stamattina, alla presentazione del Rapporto dell’Osservatorio Territoriale delle Infrastrutture redatto dalle Confindustrie regionali delle regioni del Nord, mi sono permesso di suggerire ancora una volta di fare tesoro dell’esperienza del ponte San Giorgio. In quell’occasione, da Commissario straordinario ho deciso di assumermi pienamente la responsabilità delle mie scelte, prima fra tutte quella della scelta del progetto, naturalmente argomentandole, ma compiuta in 10 giorni e senza graduatorie. È stata prima di tutto quell’assunzione di responsabilità a consentire di arrivare al risultato in tempi brevissimi per un paese come il nostro. Un secondo suggerimento per la pubblica amministrazione è quello di comportarsi né più, né meno di come fa qualunque impresa privata: se non hai competenze all’interno, acquistale sul mercato; per i progetti più importanti e più complessi, varrebbe al pena che la pubblica amministrazione si avvalesse di competenze esterne di project management, capaci di garantire un rispetto rigoroso dei tempi.

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Oggi si è appunto svolta la presentazione del Rapporto OTI. Il Terzo Valico è stato un punto sempre molto presente nei suoi discorsi pubblici, addirittura fin dalla sua campagna elettorale per palazzo Tursi. Siamo ormai davvero in vista del traguardo, benché il rapporto segnali criticità non trascurabili sui collegamenti dal Terzo Valico verso Milano e Novara e, da lì, verso i trafori del Gottardo e del Sempione-Lötschberg. Quali sono le sue aspettative sul futuro di Genova legate alle potenzialità che il Terzo Valico potrà dischiudere e rendere concrete?

Questa nuova infrastruttura è cruciale. Un tempo di collegamento tra Genova e Milano inferiore all’ora apre alla possibilità che si affermi un concetto di città metropolitana diffusa. Meno di un’ora significa un commute time gestibile davvero da tutti. Per Genova può essere una straordinaria opportunità di rivalutazione, non solo dal punto di vista immobiliare, ma per l’intero ventaglio della attività economiche perché per una larga parte della popolazione che abita tra Lombardia e Piemonte ci sarà concretamente la possibilità di risiedere in posto stupendo su mare e di lavorare in Pianura Padana. Una tendenza che le agenzie immobiliari stanno già registrando nelle ricerche di abitazioni e che la pandemia da Covid-19 sta senz’altro favorendo per l’emergere di una nuova consapevolezza rispetto all’importanza della qualità ambientale dei luoghi in cui si abita.

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Genova e Milano (con la Svizzera) hanno storicamente svolto la funzione di ponte tra la valle del Reno, la valle del Po e il Mediterraneo, contando sulla loro straordinaria posizione geografica per gli scambi – commerciali, ma anche culturali – tra queste tre aree.  Che cosa si aspetta o cosa auspica specificamente per il rapporto tra Genova e Milano in futuro? Dal suo punto di vista, c’è qualcosa che i milanesi (come insieme: Comune di Milano, Regione Lombardia, autonomie funzionali come le università e le camere di commercio, corpi intermedi come le associazioni d’impresa, istituzioni culturali, ecc.) possono fare per consolidare ed estendere il rapporto con Genova?

Tempi di connessione così brevi tra le due città possono innescare cambiamenti rilevanti ben oltre l’ambito degli spostamenti casa-lavoro e delle scelte abitative. È un’opportunità che può toccare l’ambito del tempo libero e dei consumi culturali, con La Scala a un’ora dal centro di Genova e il Carlo Felice a un’ora dal centro di Milano; può toccare il turismo, aumentando i flussi di visitatori che, visitando una città, approfitteranno per vistare anche l’altra; può permettere agli studenti, genovesi ma anche stranieri, di iscriversi alle università milanesi abitando a Genova; e può riguardare anche le scelte localizzative degli attori economici, nel commercio come nel terziario avanzato, aprendo loro nuovi mercati di consumo o moltiplicando le opportunità dell’offerta immobiliare grazie all’estensione dell’area raggiungibile da dipendenti, clienti o fornitori.

L’alta velocità rappresenta un grande salto di scala, rendendo sostanzialmente le due città un unico spazio metropolitano diffuso. Del resto ho abitato per alcuni anni a Minneapolis-St. Paul, in Minnesota, un’area metropolitana che da una parte all’altra è 154 km, quando tra Genova e Milano ne corrono 136. È l’intera società civile delle due città avrà di fronte a sé una molteplicità di occasioni di cambiamento e miglioramento delle proprie condizioni. Milano è una città che ha dimostrato di saper vedere e sapere cogliere le opportunità. Sono dunque estremamente positivo sulla capacità dei milanesi di mobilitarsi anche nel nuovo scenario che offrirà l’alta velocità tra Genova e Milano, scorgendo tempestivamente prospettive positive e le opportunità di cui approfittare. E sul fatto che lo faranno al resto dei lombardi, ai piemontesi e ai liguri che sono le tre grandi comunità che la nuova ferrovia renderà ancora più vicine. Abbiamo già alcune avvisaglie importantissime, come la presenza e l’investimento consistente che proprio due aziende lombarde stanno compiendo su due grandi progetti di rigenerazione urbana in corso a Genova, l’Hennebique e il Waterfront di Levante, di cui siamo estremamente soddisfatti e felici.

 
 
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