I dati di Ipsos segnalano un crollo della fiducia nell’Unione dai livelli elevatissimi precrisi (intorno ai tre quarti degli italiani che facevano affidamento su questa istituzione) ai dati degli ultimi anni, con un indice di fiducia che dal 2017 si è stabilmente attestato sul 38.
Eurobarometro ci segnala che gli italiani sono tra i più euroscettici, peraltro in compagnia di francesi e greci che sono ancora più critici di noi, per tacere dei britannici.
Che cosa è successo? Se guardiamo ai profili dei fiduciosi, non possiamo che dire che il distacco sembra figlio della crisi e dei problemi portati dalla globalizzazione. A mantenere una fiducia elevata nell’Unione Europea sono rimasti i ceti elevati e acculturati: studenti, laureati, ceti imprenditoriali e ceti medi. Sono questi i segmenti che si trovano in sintonia con l’istituzione sovranazionale. E poi collocati nell’area del centrosinistra e della sinistra, cosa che era ragionevole aspettarsi visto che sono questi i ceti che più degli altri guardano a quest’area politica.
In sostanza è il ‘popolo’ quello che ha revocato il proprio apprezzamento. E lo ha fatto presumibilmente su tre grandi linee di frattura: prima fra tutti l’effetto della crisi, con il progressivo impoverimento, molto più evidente in Italia, Paese che, a differenza dei principali stati europei, non ha ancora completamente recuperato la ricchezza precrisi e, se le previsioni sono corrette, probabilmente dovrà aspettare ancora a lungo. Le politiche di austerità sono considerate profondamente ingiuste e l’esempio della Grecia, a proposito della quale lo stesso Junker ha ammesso fuori tempo massimo un comportamento eccessivo, è la cartina di tornasole di quello che il nostro Paese può rischiare. Seconda linea di frattura, i migranti. L’Italia si è sentita abbandonata di fronte agli sbarchi e ha visto l’Europa incapace di elaborare una linea comune sul tema. Anzi, le differenze di visione, le timidezze, le resistenze, hanno dato conto di un’Europa sostanzialmente disarmata di fronte a questi fenomeni, pur ampiamente anticipati e conosciuti. Queste le due grandi linee di frattura, tuttavia il fastidio per l’Europa passa anche per temi meno rilevanti ma tutto sommato non meno importanti nel produrre opinione. Uno di questi è il tema alimentare, cui gli italiani sono molto sensibili. Si può ricordare il conflitto con Nutella che si trovò ad avere un’adesione massiccia, via Facebook di fan che la difendevano, o gli scontri sulle eccellenze alimentari, come il prosciutto o il parmigiano, messi in discussione in vari casi a livello internazionale, non solo dall’Unione Europea.