Da poche settimane siamo entrati nella fase di convivenza con il virus Covid-19 e di ripartenza delle attività lavorative e commerciali. Dopo quasi due mesi di lockdown, le persone ricominciano a lavorare presso i propri uffici, a prendere il caffè nei bar, a fare attività fisica nei parchi delle città e nelle palestre, a incontrarsi con amici e parenti dentro e fuori le proprie case.
Tuttavia, distanziamento sociale, sorveglianza, flessibilità e una ridefinizione delle nostre priorità, ha cambiato il nostro modo di vivere il tempo e lo spazio.
Un impatto significativo di questa crisi sanitaria ed economica riguarda certamente le nostre città. Ma come cambieranno? Come si modificherà la nostra socialità urbana?
C’è una storica e lunga relazione tra crisi sanitarie e pianificazione urbana: le nostre città nascono all’incirca dieci mila anni fa e da allora hanno vissuto moltissime pandemie ed epidemie. Il World Economic Forum restituisce una fotografia di “How past crises are helping the world's cities to respond and rebuild”: una delle ragioni per cui le città si sono dimostrate così resistenti è che la pianificazione e la progettazione degli spazi e delle infrastrutture si adattano rapidamente.