Scelti per voi - L'Europa unita per interesse?

14 agosto 2020

Sono passati esattamente 23 giorni da quando il Consiglio europeo formato dai 27 leader dei Paesi Membri dell’Unione, riuniti a Bruxelles, ha approvato il bilancio comunitario 2021-2027, di cui fanno parte anche i fondi del Recovery Fund (o Next Generation UE) pari a 750 miliardi di euro.

Di questo pacchetto, dopo quattro giorni di tese e intense trattative, il Consiglio europeo ha concordato 390 miliardi in sussidi e 360 miliardi in prestiti. Per raccogliere questi soldi, la Commissione europea, per la prima volta, emetterà sul mercato finanziario bond europei pluriennali creando, in questo modo, debito comune europeo garantito da tutti gli Stati. Bruxelles s’impegna a restituire i soldi agli investitori a partire dal 2028 mentre saranno i singoli Stati a ripagare la parte dei prestiti ricevuti. 

È un accordo che ha il potenziale per ridisegnare il modo di operare dell’Unione, soprattutto in tempi di crisi scrive su Politico Eu Mujtaba Rahman, capo degli Affari europei per Eurasia Group, società di consulenza americana sui rischi politici. L’accordo è una grande vittoria per la Commissione europea e la sua Presidente, Ursula Von der Leyen, a cui va riconosciuta una lungimirante attenzione intellettuale: come aiutare i Paesi Membri, soprattutto dell’Europa Meridionale, con un margine di bilancio limitato, per far fronte alle ricadute economiche del Coronavirus senza però compromettere ulteriormente i loro livelli di indebitamento. […] Ma come sempre accade in Europa, il diavolo si nasconde nei dettagli, che riflettono i compromessi che sono stati necessari per trovare l’accordo

Scelti per voi - L'Europa unita per interesse?

Compromessi analizzati a fondo dal New York Times nell’analisi di Steven Erlanger e Matina Stevis-Gridneff “Angela Merkel Guides the E.U. to a Deal, However Imperfect”: dai 7,8 miliardi di sconto (rebates) sui contributi da versare all’Europa ottenuti dai “frugali” capeggiati dall’olandese Mark Rutte per ottenere il loro assenso all’accordo, alle condizioni più morbide nei confronti dell’Ungheria di Viktor Orban che Daniel Kelemen, studioso della Rutgers University, definisce “un disastro per lo Stato di diritto”, fino ai drastici tagli su alcuni progetti strategici per ricerca, transizione climatica e Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030, che Ursula Von der Leyen ha definito “deplorevoli poiché riducono la parte innovativa del bilancio”. 

Il Washington Post si chiede: Did Europe have its ‘Hamiltonian’ moment? Not exactly.
La decisione di emettere per la prima volta obbligazioni garantite dall’Unione Europea creando debito comune, è stata definita il momento “hamiltoniano” dell’Europa. Alexander Hamilton è stato Segretario del Tesoro americano e nel 1790 ha elaborato un accordo politico sul prestito pubblico che ha contribuito a trasformare le 13 ex colonie liberamente confederate in una unione federale strettamente legata. 

Scelti per voi - L'Europa unita per interesse?

Tuttavia, secondo l’Economist, l’analogia con il piano annunciato a Bruxelles si spinge fino ad un certo punto “a differenza del segretario del Tesoro americano del 1790, nessuno ha proposto di mutualizzare i debiti ereditati dai Paesi dell’Unione Europea. Nemmeno il nuovo debito comune godrà di garanzie congiunte. E la questione di come Bruxelles ripagherà le somme prese in prestito è rimasta in gran parte senza risposta”
Il Washington Post riprende e non ha dubbi: Gli Stati Uniti d’Europa non sono esattamente all’orizzonte

Massimo Bordignon, su LAVOCE.INFO, scrive “Recovery Fund, non è tutto oro quel che luccica”. “A ben vedere, il conflitto sottinteso a tutto il dibattito sul Recovery Fund è stato […]: tra chi volente o nolente si è convinto che perché l’Unione Europea possa funzionare è necessario che le istituzioni europee sovranazionali diventino capaci di decidere rapidamente e con risorse appropriate e chi invece vuole mantenere saldamente il controllo nelle mani dei singoli paesi, unici depositari di risorse e legittimità democratica. […] La crisi innestata dal virus e la necessità di rispondervi ha insomma messo l’Unione Europea di fronte alle proprie contraddizioni e creato un chiaro dilemma: se evolvere verso una maggiore unione politica, che richiede anche risorse e capacità decisionali adeguate, o rimanere un’organizzazione di paesi sovrani, con tutti i limiti e i vantaggi che questo comporta. Il Recovery Fund è stato approvato, ma questo dilemma fondamentale non è stato ancora risolto.”

Scelti per voi - L'Europa unita per interesse?

Carlo Pannella, su LinKiesta, è certo che “Il sogno europeo è svanito, è rimasta solo la lisca”.
“[…] A questo triste declino, definitivo, dell’idea di un’Europa patria comune, si è arrivati attraverso un percorso che parte da lontano. Determinante fu la sciagurata scelta del Consiglio d’Europa del 2000 di Nizza, che decise l’allargamento a paesi dell’Est totalmente digiuni di spirito europeista (e privi dei minimi parametri economici) che hanno annacquato sino a sfarinarlo l’afflato unitario dei paesi fondatori. […] Pur confortati dai 200 e passa miliardi che comunque aiuteranno l’Italia ad affrontare l’emergenza economica, non possiamo oggi che prendere atto della fine – ingloriosa – del progetto europeista che fu di Altiero Spinelli. […] Oggi, a 37 anni di distanza, lo squalo Mark Rutte ci consegna la lisca del sogno europeista. È indispensabile trarne le conseguenze”.

Il filosofo Massimo Cacciari, su L’Espresso, scrive “L’Unione Europea è solo una questione di soldi”: “Dalle defatiganti giornate di Bruxelles si esce con un quadro finalmente chiaro di ciò che è ancora Europa e di ciò che aspetta noi italiani. Un utile e definitivo esercizio di disincanto. In Europa non esistono più famiglie politiche, capaci di riconoscersi da una patria all’altra, e di esprimere strategie comuni. Esistono forze politiche e leader che amministrano, bene o male, gli interessi della loro nazione, o quelli che ritengono tali. L’integrazione economica è ormai pura e semplice necessità per tutti. Ed è rimasto l’unico collante. […] La storia europea come “battaglia di idee”, confronto tra visioni diverse sulla “missione” del nostro continente, non solo dopo le grandi tragedie novecentesche, ma anche dopo le discussioni su “radici e costituzione”, è finita.”

Scelti per voi - L'Europa unita per interesse?

Per il futuro dell'euro, “l'elefante nella stanza” è l'Italiamette nero su bianco il New York Times – ovvero la terza economia del blocco anti-frugale che ha ottenuto la maggior parte delle misure: è sia una delle economie meno riformate della zona euro sia una delle più colpite dal virus.

Se per L’Espresso “Solo il Sud può salvare l'Europa (e ora lo ha capito anche Angela Merkel)”, per Lucio Caracciolo “La Germania ci costringe a costruire uno Stato vero. È un’occasione da non perdere”. Infatti, in quest’articolo pubblicato su Limes, il Direttore della rivista geopolitica, scrive: Se a Bruxelles lo scontro fosse stato fra Italia e Olanda coperta dai tedeschi, avremmo straperso. Non abbiamo certo stravinto, ma evitato il collasso immediato sì. […] Il messaggio di Berlino è chiaro: ci siamo giocati la reputazione per salvarvi, ma è l’ultima volta. Vi abbiamo messo in mano un sacco che può contenere fino a 209 miliardi (forse 5 o 6 in più), ma quanti davvero ne troverete dentro dipende da voi (quindi da noi). […] In ultima analisi, si tratta di fare – non riformare – lo Stato efficiente, autorevole e adeguatamente centralizzato di cui il paese non è riuscito a dotarsi. […] Uno Stato italiano vero è urgente necessità. Alternativa? La bancarotta, non solo finanziaria.”.  

 
 
Seleziona il testo per condividerlo