La Brianza è anche una terra da scoprire per la bellezza dei suoi colli, per l'unicità di Montevecchia, per i suoi laghi (Alserio, Pusiano, Annone, Montorfano, Segrino), i suoi fiumi Lambro e Adda. Una terra che regala scorci magnifici (la Vergine delle Rocce e forse la Gioconda di Leonardo), una terra in cui c’è il parco cintato più grande d’Europa.
Una terra che concentra oltre 74mila imprese che occupano 273 mila addetti e che nel 2019 hanno prodotto 24,6 miliardi di valore aggiunto e 9,7 miliardi di euro di export.
Sì perché i tanto chiusi brianzoli hanno fatto crescere del 34% l'export negli ultimi 10 anni. La Brianza è talmente un concentrato di "lavoro" che si rischia sempre di tralasciare settori che sono tutt'altro che marginali: la farmaceutica con 19 imprese occupa 2 mila addetti ed esporta per 647 milioni. Sul fronte export c'è anche il comparto chimico con 147 imprese che generano 1,3 miliardi di euro e impiegano 3.900 addetti. Ora con la pandemia anche il sistema brianzolo si è inceppato, specie l’export.
Il Covid-19 si è abbattuto con violenza sul territorio di Monza e Brianza tanto che l’export tra gennaio e settembre 2020 ha fatto segnare un -10,2% pari a una perdita di fatturato di 730 milioni di euro. La fase che ci attende si spera possa essere di rilancio per l’economia oltre che occasione per rivedere strategie non solo aziendali ma anche di territorio.
Il dinamismo è sempre stato il punto di forza di imprese e lavoratori brianzoli, a loro il mio ultimo pensiero perché la forza lavoro è l’ulteriore elemento che qualifica questo territorio.