Quando negli anni Cinquanta il consiglio comunale declinò la proposta di Enrico Mattei di realizzare a Lodi la sua Metanopoli, città e territorio erano convinte che il Lodigiano dovesse mantenere la sua vocazione agricola anche a discapito dell’innovazione. Il sottosuolo sarebbe stato comunque sfruttato – da Mattei, ma anche oggi che alle porte della città è stato da poco aperto uno dei bacini di stoccaggio privati più grandi d’Italia – e il terziario avanzato sarebbe comunque arrivato.
Investitori del gas e dell’energia – due centrali termoelettriche di rilevanza nazionale a meno di venti chilometri l’una dall’altra è quasi un “unicum” – confermano l’appetibilità del Lodigiano grazie alla facilità di accesso alle grandi reti infrastrutturali: autostrada Milano-Napoli, Teem, Alta Velocità ferroviaria. Però i colossi in trasferta nell’hinterland al momento di scegliere hanno volto lo sguardo altrove, nonostante i tre svincoli autostradali dell’appetibilissimo Lodigiano (una delle province più giovani d’Italia), cui comunque sta guardando anche la logistica più qualificata. Ad esempio un futuro polo per lo stoccaggio degli archivi informatici e documentali delle banche e degli istituti finanziari: per ora sulla carta ma con un iter ben avviato. Turchi, spagnoli e israeliani si sono interessati alle grandi aree dismesse della Bassa, così vicine a ferrovia e caselli autostradali, ma poi si sono volatilizzati.