Milano scommette sul futuro e lo fa con un'alleanza senza precedenti tra pubblico e privato. Cinquantasei imprese, dalle micro alle grandi multinazionali, hanno risposto alla chiamata del Comune per unire le forze nella lotta ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell’aria. L’Alleanza per l’Aria e il Clima, presentata ufficialmente a Palazzo Marino alla presenza del sindaco Giuseppe Sala e dell’assessora all’Ambiente e Verde Elena Grandi, segna un passo concreto verso una città più sostenibile e resiliente.
Un impegno non è solo simbolico: le aziende, infatti, si impegnano in azioni concrete per ridurre le emissioni, promuovere l’economia circolare, migliorare l’efficienza energetica e sensibilizzare cittadini e dipendenti sulle tematiche ambientali. Un percorso sinergico tra imprese e istituzioni, che punta a trasformare Milano in un modello di innovazione ecologica a livello europeo.
Secondo l’assessora all’Ambiente e Verde Elena Grandi, la transizione ecologica non può essere delegata solo alle istituzioni, deve essere un impegno condiviso da tutta la città. Mentre per il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, «l’avvio dell’anno pilota di attività dell'Alleanza per l’Aria e il Clima è motivo di orgoglio per tutte le realtà coinvolte: per le imprese che hanno deciso di mettersi in gioco adottando politiche in linea con il Piano Aria e Clima della città e soprattutto per l'Amministrazione comunale, che aggiunge un tassello importante nel percorso di transizione ecologica che la nostra città ha avviato da tempo».
Il progetto nasce da una fase di co-design che ha coinvolto un primo gruppo di imprese per la definizione delle linee guida. Ora, con il primo anno pilota, l’Alleanza entra nel vivo: le aziende partecipanti metteranno in pratica strategie innovative per ridurre il proprio impatto ambientale e, al contempo, scambiare conoscenze e buone pratiche in un contesto di collaborazione continua con l’Amministrazione comunale.
Il tavolo di lavoro dell’Alleanza non sarà solo un luogo di confronto, ma anche uno strumento per monitorare i progressi e misurare l’impatto delle azioni messe in campo. Un laboratorio dinamico, in continua evoluzione, che punta a consolidare e ampliare nel tempo il coinvolgimento delle imprese, rendendole parte attiva del cambiamento.
Un cantiere può dirsi sostenibile? Da oggi sì, grazie alla nuova prassi di riferimento, UNI/PdR 172 "Cantiere sostenibile per le opere infrastrutturali - Strategie, indicatori e buone pratiche", il primo standard che introduce un sistema di rating per misurare e premiare la sostenibilità delle nuove opere nelle fasi di progettazione e di cantierizzazione.
Questo standard colma un vuoto, rispondendo a due ordini di esigenze fortemente sentite dalle stazioni appaltanti: 1) Assicurare la sostenibilità delle grandi opere infrastrutturali sin dal loro concepimento 2) Disporre di un potente strumento di dialogo con le comunità locali e con i portatori di interesse sui territori. Il modello è stato sviluppato da AIS - Associazione Infrastrutture Sostenibili e UNI - Ente Italiano di Normazione con il contributo di oltre 100 esperti e una trentina di aziende, ed è stato oggetto di sperimentazione da parte di importanti stazioni appaltanti e società quali Italferr, SNAM e TELT. Italferr, ad esempio, ha finora applicato il modello di rating della sostenibilità del cantiere, richiamato nella PdR, a diversi progetti infrastrutturali sottoposti a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale).
In particolare, il modello è stato adottato relativamente ai Progetti di Fattibilità Tecnico Economica (PFTE) o ai Progetti Definitivi (PD) per diverse opere ferroviarie su tutto il territorio nazionale. Tra queste la Terni – Spoleto, la Andora – Finale in Liguria e le opere di connessione al Ponte sullo Stretto. La UNI/PdR 172 si basa sui 33 indicatori individuati da AIS che coprono l’intera vita del cantiere, dai primi stadi progettuali fino alla chiusura dei lavori, rispondendo a obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale quali: Contenimento delle emissioni: riducendo le emissioni di CO2 e altri inquinanti attraverso l’adozione di tecnologie verdi e pratiche di gestione efficienti; tutela dei profili naturali, storici e paesaggistici: minimizzando l’impatto su territori, biodiversità ed ecosistemi; promozione del riuso e del riciclo: promuovendo l’economia circolare attraverso il recupero e il riutilizzo dei materiali e limitando la produzione di rifiuti; Coinvolgimento degli stakeholder: favorendo il dialogo e l’ascolto delle istanze promosse dalle comunità coinvolte.
Grazie alla UNI/PdR 172, le stazioni appaltanti avranno finalmente uno strumento oggettivo di valutazione, da inserire nei capitolati di gara, relativamente ai principali indicatori di sostenibilità sia in fase di progettazione sia di costruzione. E – prevedendo una premialità per chi scelga di operare secondo la prassi – le stazioni appaltanti pubbliche potranno selezionare progettisti e imprese utilizzando come riferimento il nuovo sistema di rating e selezionando le imprese che adottino soluzioni innovative per la riduzione delle emissioni di CO₂, il riuso dei materiali, la gestione intelligente dei rifiuti e la protezione del territorio. «Questo non è solo l’avvio di un processo normativo volontario, ma un vero e proprio cambio di paradigma per il settore delle infrastrutture. Per la prima volta, i progetti potranno veder premiate performance di sostenibilità espresse nelle fasi di cantiere, secondo standard e criteri riconosciuti» ha affermato Lorenzo Orsenigo, Presidente di AIS. «Auspichiamo – aggiunge Orsenigo - che la UNI/PdR 172 possa essere un benchmark in sede di gara, riconoscendo la sostenibilità come fattore premiale. Vorremmo invitare le stazioni appaltanti a riconoscere e premiare i progetti che incarnano un approccio più responsabile e orientato alla creazione di valore per l’ambiente e la comunità».
Per il Presidente di UNI Giuseppe Rossi «La sostenibilità è uno dei temi più importanti per la normazione internazionale, e per UNI è prioritario sviluppare standard – anche nazionali, come la UNI/PdR 172 - che aiutino concretamente le organizzazioni a metterla in atto, gestirla, misurarla e migliorarla nelle sue tre dimensioni (ambientale, economica e sociale): infatti negli ultimi 5 anni mediamente sono stati circa il 22% del totale delle norme pubblicate. Per coerenza – e perché ci crediamo - inoltre, ci impegniamo nell’applicazione di questi standard anche all’interno dell’UNI stesso». «Oggi con questa prassi di riferimento sarà possibile verificare con maggiore facilità la sostenibilità dei cantieri - sottolinea Patrizia Vianello, coordinatrice del Gruppo di Lavoro AIS sul Cantiere Sostenibile – in quanto mette a disposizione uno strumento oggettivo di valutazione favorendo i compiti di verifica anche attraverso l’integrazione con modelli digitali quali ad esempio il BIM (Building Information Modeling) e il Digital Twin, che offrono strumenti potenti per monitorare e migliorare continuamente le performance ambientali, ottimizzare la logistica e garantire la sicurezza sul posto di lavoro».
PwC ha raccolto attraverso la 28a Annual Global CEO Survey l’opinione di 122 amministratori delegati in Italia e 4.701 in tutto il mondo sul loro grado di fiducia nella crescita economica internazionale e del proprio business, fornendo un prezioso termometro su temi come inflazione, innovazione tecnologica, IA, sostenibilità e capitale umano. Nonostante la persistenza delle sfide macroeconomiche attuali, la maggioranza dei leader aziendali intervistati si dichiara ottimista per il futuro, riconoscendo l’importanza del cambiamento tecnologico come leva fondamentale per garantire la sostenibilità economica a lungo termine della propria azienda. Dello scenario macroeconomico e delle competenze chiave per la trasformazione se ne è parlato questa mattina nell’evento “CEO tra ottimismo e realismo".
La tecnologia leva della trasformazione aziendale", un appuntamento del ciclo “Italia 2025: Persone, Lavoro, Impresa”, la piattaforma di dialogo con i massimi esponenti del mondo delle istituzioni e dell'impresa, promossa da PwC Italia in collaborazione con il gruppo editoriale Gedi. All’incontro hanno partecipato Antonio Zoccoli, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Andrea Giudici, Equity Partner di Chaberton Partners, Roberto Russo, AD di SmartCityLife, Giovanni Andrea Toselli, Presidente e AD PwC Italia, Alessandro Grandinetti, Partner PwC Italia e Clients&Markets Leader, Anna Ruzzene, Partner Finance Transformation PwC Italia e il giornalista de La Stampa che ha condotto la discussione Alessandro De Angelis.
Andrea Toselli, presidente e amministratore delegato di PwC Italia ha commentato: «Il processo di integrazione della tecnologia attraversa ormai tutte le aree di un’azienda. La necessaria trasformazione del business che ne deriva si può strutturare solo tenendo presenti due componenti fondamentali: persone e tecnologia. I CEO italiani ne sono consapevoli e hanno compreso, più che in altri Paesi europei, che devono concentrare i propri sforzi per creare una cultura aziendale sempre più agile e orientata all’innovazione e guardano con favore alle opportunità che derivano dall’integrazione della GenAI nei modelli di business. Il cambiamento può partire solo dalle persone, e quindi dalla formazione per perfezionare le competenze. Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione che sta nascendo e crescendo all’interno delle imprese, anche e soprattutto italiane. I risultati della PwC CEO Survey ci spiegano che le strategie messe in atto dai manager, i processi messi in atto dalle persone, i dispositivi utilizzati e la capacità di cogliere oggi la sfida dell’innovazione sono i pilastri per continuare ad essere competitivi sul mercato».
“In quanto operatori di sistema, in Snam possiamo apprezzare in maniera lampante come l’innovazione si realizzi non più nei silos verticali dei dipartimenti aziendali ma in uno spazio più aperto, che si produce per effetto della collaborazione tra corporate, startup, e altre tipologie di soggetti, come per esempio i poli universitari. In questo contesto, Snam opera come una sorta di integratore del sistema che, coordinando risorse interne ed esterne, provenienti per esempio dal mondo delle start up, innesca dinamiche di R&D applicata, venture building e innovative sourcing.”
Così il Chief strategy and technology officer di Snam Claudio Farina, intervenuto all’EY Venture Capital Talk 2025 per parlare delle Climate tech come opportunità di crescita e competitività. “In azienda – ha spiegato Farina – l’innovazione è la leva strategica che ci aiuta a decarbonizzare le attività del Gruppo e ad abilitare la transizione del Sistema. Due i fronti fondamentali: la proven innovation, per ottimizzare i processi con tecnologie data driven, perlopiù digitali e sempre più focalizzate sull’intelligenza artificiale, e l’open innovation, immersa nell’ecosistema di R&D e rivolta essenzialmente, su più livelli della filiera, allo sviluppo delle molecole verdi, con sfide che riguardano soluzioni sempre più evolute legate a produzione e stoccaggio.”
È andato in scena oggi, nella cornice di MARCA by BolognaFiere, l’evento Il Packaging nelle scelte di retailer e consumatori curato da Nomisma. L’appuntamento – che ha visto la partecipazione dei principali esponenti di industria del packaging, industria alimentare e distribuzione – è stato occasione di presentazione dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo 2025 di Nomisma e luogo di confronto e dibattito sul ruolo che il packaging ricopre e ricoprirà nel largo consumo confezionato.
L'edizione 2025 dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma ha indagato il valore del packaging sia tra i consumatori – coinvolgendo oltre 1.000 responsabili di acquisto – che tra i principali retailer presenti sul territorio italiano. L’Osservatorio Packaging evidenzia come per gli italiani il cibo rappresenti, oggi, un caleidoscopio di valori. Non solo nutrimento ma anche convivialità, piacere, strumento di prevenzione e benessere ed occasione per attuare scelte sostenibili.
Non stupisce dunque che le azioni di “sostenibilità quotidiana” praticate dagli italiani includano anche stili alimentari green (38%) e che gli acquisti food siano uno degli aspetti a cui gli italiani prestano maggiore in fatto di sostenibilità (79%). La riduzione degli sprechi alimentari, la preferenza per prodotti locali, con packaging sostenibili o sfusi sono solo alcune delle scelte alimentari praticate con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale delle proprie scelte. Salutismo, risparmio e sostenibilità sono i 3 driver di acquisto che secondo le insegne si rafforzeranno maggiormente nel 2025.
Edison Next, società del Gruppo Edison che accompagna aziende, pubblica amministrazione e territori nel loro percorso di decarbonizzazione e transizione ecologica, ha ottenuto l’assegnazione di due tranche di contributi a fondo perduto previsti dal bando PNRR per un ammontare complessivo di oltre 2,3 milioni di euro che va a integrare gli investimenti previsti dalla società per lo sviluppo di punti di ricarica ultraveloci e veloci per veicoli elettrici sulle strade extraurbane e nei centri urbani in Italia.
Tale bando PNRR, appena concluso, è stato indetto per selezionare i migliori progetti finalizzati allo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica fast e ultrafast entro la fine del 2025. Nel dettaglio, Edison Next investirà nella realizzazione, manutenzione e gestione in totale di 272 punti di ricarica, di cui 172 veloci situati presso parcheggi pubblici nei centri urbani in provincia di Lodi, Pavia, Monza Brianza, Brescia, Treviso e Belluno e 100 ultraveloci presso stazioni di rifornimento lungo le strade extraurbane in provincia di Brescia, Ferrara, Roma, Padova, Verona e Rovigo.
Le infrastrutture di ricarica saranno dotate della migliore tecnologia disponibile sul mercato e avranno una potenza di almeno 90 kW nei centri urbani e una potenza di 250 kW sulle strade extraurbane per soddisfare le esigenze di ricarica di mezzi leggeri e pesanti. L’iniziativa mira a sostenere la diffusione capillare sul territorio di punti di ricarica per veicoli elettrici così da permettere all’Italia di dotarsi dell’infrastruttura necessaria per il concreto sviluppo della mobilità elettrica.
Arriva Italia, società che gestisce il servizio di trasporto pubblico locale in Valle d’Aosta e nelle province di Torino, Brescia, Bergamo, Lecco e Cremona, oltre a effettuare collegamenti aeroportuali, servizi di noleggio, mobilità per grandi eventi e il servizio di trasporto per studenti con disabilità nel comune di Roma Capitale – prosegue il proprio percorso verso una gestione sempre più sostenibile, consolidando il proprio impegno con la pubblicazione del Bilancio di Sostenibilità 2023, per il secondo anno con la consulenza di Amapola Società Benefit.
Il Bilancio di Sostenibilità 2023 rappresenta la seconda edizione di reportistica di sostenibilità per Assolombarda, ed è stato redatto su base volontaria per mostrare il proprio impegno in ambito di sostenibilità nei confronti degli stakeholder interni ed esterni. Questo documento riflette l’impegno di Assolombarda nel perseguire pratiche aziendali responsabili ed evidenzia i progressi compiuti dall’Associazione nel corso dell’anno 2023, nonché le sfide incontrate lungo il percorso. In questo quadro, Assolombarda è attivamente impegnata a promuovere la sostenibilità in tutti i suoi aspetti per favorire lo sviluppo delle imprese e del territorio e diffondere una cultura ESG.
Per il quarto anno consecutivo il gruppo Cellularline, società attiva in Europa nel settore degli accessori per smartphone e tablet, ha pubblicato la nuova edizione del report ESG. Il metodo adottato per la misurazione dell'impatto ambientale e sociale è il BIA, Benefit Impact Assessment, sviluppato e promosso da B Lab, organizzazione non profit internazionale che certifica le B-Corp in tutto il mondo. Il processo di reporting delle performance segue lo standard del Global Reporting Initiative (GRI). In questo modo è possibile misurare oggettivamente una crescita evidente in quasi tutti gli ambiti in cui il Gruppo si è impegnato, con uno scatto del punteggio BIA overall – ovvero la somma dei punteggi delle cinque categorie sopraindicate – da 75,4 del 2022 a 78,7 nel 2023. A trainare la crescita in termini di punteggio BIA è l’impegno della società nei confronti dell’Ambiente, con 1,7 punti in più rispetto al 2022. Tra le diverse azioni di miglioramento, si evidenzia il raggiungimento del 70% di autosostentamento energetico con l’obiettivo dichiarato di aumentarne la percentuale al 100%, il rinnovo dell’Oasi Cellularline in collaborazione con 3Bee per la salvaguardia di 14 alveari (per un totale di 300.000 api) e la partecipazione – anche nel 2023 – al progetto 1% for the Planet, attraverso la donazione di una quota del fatturato appartenente alla linea di prodotti ecosostenibili BECOME.
I gas ad alto potenziale di riscaldamento globale (GWP) sono stati eliminati dal 97% dei prodotti con refrigeranti e sostituiti con gas a basso potenziale. Un risultato che ha portato a un importante riconoscimento del Gruppo nell’ultimo rapporto della Cool Coalition delle Nazioni Unite sull’industria del raffreddamento. Questo è solo uno dei risultati condivisi nel report.
A dicembre 2024 l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) ha pubblicato uno standard volontario di rendicontazione della sostenibilità per le PMI non quotate (Voluntary reporting standard for SMEs - VSME).
L’iniziativa, pensata per semplificare e standardizzare la comunicazione delle performance di sostenibilità delle micro-PMI non quotate, ha l’obiettivo di ridurre l’onere delle imprese, consentendo loro di raccogliere e comunicare i dati in modo più semplice ed efficiente, rispondendo così alle crescenti richieste di trasparenza da parte di stakeholder, come investitori, banche e grandi aziende.
Lo standard (al momento solo in lingua inglese) è scaricabile nella sezione Contenuti Correlati di questa news. Maggiori informazioni sono presenti sul sito di EFRAG.
Lo Standard VSME si articola in due moduli:
Modulo Base, che offre un set essenziale di informazioni di sostenibilità per le PMI che iniziano il loro percorso di rendicontazione;
Modulo Avanzato, che consente alle PMI di fornire informazioni più dettagliate sulle loro pratiche di sostenibilità.
Conterrà principi di informativa su:
Fattori ambientali: energia ed emissioni di gas a effetto serra, risorse idriche, economia circolare, inquinamento e biodiversità;
Fattori sociali: salute e sicurezza, pari opportunità, condizioni di lavoro, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
Fattori di governance: la struttura della governance e le responsabilità in relazione alle questioni di sostenibilità, la composizione degli organi di amministrazione, la lotta contro la corruzione, lo stakeholder engagement.
Micro, piccole e medie imprese lombarde, che presentino progetti in forma di aggregazione formata da almeno 5 imprese rappresentanti la/le filiera/e alla data di presentazione della domanda. All’aggregazione potranno aderire anche soggetti diversi dal PMI (es. Grandi imprese, Midcap associazioni di categoria, società consortili, centri di ricerca, università), ma in tale ipotesi i partecipanti diversi dalle PMI non potranno essere in alcun modo beneficiari di contributi, pertanto, le spese che dovessero eventualmente sostenere non saranno ritenute ammissibili al contributo, ma saranno comunque considerate parte del progetto proposto e tenute in considerazione in sede di valutazione dello stesso.
Le domande di partecipazione potranno essere presentate attraverso la piattaforma Bandi e servizi Online dalle ore 10.00 del 3 dicembre 2024, fino alle ore 16.00 del 3 aprile 2025 e saranno selezionate tramite una procedura valutativa a graduatoria, secondo i criteri di valutazione definiti nel bando stesso.
Con uno stanziamento da fondi PNRR da euro 320 milioni, è previsto a breve il bando per il “Sostegno per l'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI” che prevede contributi a fondo perduto per programmi di investimento delle pmi, finalizzati all’autoproduzione di energia elettrica ricavata da impianti solari fotovoltaici o mini eolici, per l’autoconsumo immediato e per sistemi di accumulo/stoccaggio dell’energia.
L'agevolazione, non soggetta ai vincoli del de minimis, avrà le percentuali a fondo perduto seguenti:
30% per le medie imprese;
40% per le micro e piccole imprese;
30% per l’eventuale componente aggiuntiva di stoccaggio di energia elettrica dell’investimento;
50% per la diagnosi energetica ex-ante necessaria alla pianificazione degli interventi previsti dal decreto.
Sono ammesse le spese, non inferiori a 30 mila euro e non superiori a 1 milione di euro relative ad una sola unità produttiva dell'impresa proponente, per:
l’acquisto, l’installazione e la messa in esercizio di beni materiali nuovi strumentali, in particolare impianti solari fotovoltaici o mini eolici, sostenuti a partire dalla data di presentazione della domanda di agevolazione;
apparecchiature e tecnologie digitali strettamente funzionali all’operatività degli impianti;
sistemi di stoccaggio dell’energia prodotta, purché la componente di stoccaggio assorba almeno il 75% della sua energia dall'impianto solare o mini eolico.
diagnosi energetica ex ante necessaria alla pianificazione degli interventi.
Gli interventi devono essere completati entro 18 mesi dalla data del provvedimento di concessione.
La procedura sarà valutativa a graduatoria, non potrà quindi essere un click day. Chi utilizzerà questo incentivo non potrà cumularlo con altri incentivi pubblici, salvo eccezioni.
Con un futuro provvedimento direttoriale atteso a breve, saranno stabiliti modalità e termini di presentazione delle domande di agevolazione e gli schemi per la presentazione delle stesse.
La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto l’obbligo di sottoscrivere una polizza assicurativa contro le catastrofi naturali entro la fine del 2024. A dicembre è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il rinvio al 31 marzo 2025 dell'entrata in vigore dell'obbligatorietà, ma ad oggi manca ancora il Decreto Attuativo con le informazioni precise per le aziende e le compagnie assicurative. Quest'ultimo, che ha superato l'esame della Corte dei conti, sarà in inserito in Gazzetta Ufficiale entro la fine del mese di febbraio,per allineare i tempi entro i quali le compagnie assicurative devono essere pronte a sottoscrivere polizze catastrofali nel rispetto delle nuove regole.
Grazie all’assicurazione obbligatoria, le aziende dovrebbero essere supportate nella gestione dei danni derivanti da calamità naturali, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese, spesso meno assicurate. Tale obbligo dovrebbe promuovere anche una cultura di responsabilità finanziaria, incoraggiando le imprese a dotarsi di adeguate polizze per proteggere i propri asset.
In questo modo, l’obbligo assicurativo rafforza la resilienza del tessuto produttivo, spingendo le aziende a migliorare le proprie strutture e a prepararsi per fronteggiare rischi crescenti come alluvioni, frane e terremoti, in linea con i cambiamenti climatici.
La normativa prevede che dell'obbligo si tenga conto nell'assegnazione di contributi pubblici, sovvenzioni e agevolazioni, sfavorendo o addirittura escludendo quindi chi non ha sottoscritto la polizza CAT NAT anche con riferimento a quelle previste in occasione di eventi calamitosi e catastrofali.
L’Italia nei prossimi anni si troverà dinanzi alcune sfide che saranno strategiche per il futuro del paese e per le prospettive di lavoro e di vita delle giovani generazioni.
Il Governo avverte in pieno la responsabilità delle scelte da compiere per assicurare all’Italia un percorso di sostenibilità ambientale, di competitività economica, di occupazione duratura, qualificata, in grado si raccogliere e alimentare la tradizione di eccellenza di cui siamo portatori in molti comparti produttivi.
In questo ambito assumono valenza fondamentale le decisioni da assumere in campo energetico. Abbiamo degli impegni internazionali in materia ambientale a cui intendiamo tener fede perché riteniamo il global warming una minaccia concreta e attuale per l’umanità e, nello specifico, anche per il nostro territorio, sempre più spesso devastato dagli eventi meteo estremi che causano lutti e danni gravissimi.
L’obiettivo di fondo è giungere alla “neutralità carbonica” nel 2050: un traguardo che vedrà certamente come fonte principale d’energia le rinnovabili a cui negli ultimi due anni abbiamo dato una spinta importante passando dai 3 GW istallati del 2022 ai 7,5 di quest’anno con un aumento del 150%. Ci stiamo quindi avvicinando al target di 8-10 gigawatt l’anno entro il 2030 che ci siamo dati nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).
Il nostro impegno su questo fronte è superiore al passato, e i numeri lo testimoniano, ma non basta. Nei prossimi anni e decenni l’Italia avrà bisogno di energia, di molta energia in più, un fabbisogno destinato a crescere e moltiplicarsi anche a causa delle applicazioni dell’intelligenza artificiale, del diffondersi dei data center. Una crescita significativa della domanda che avrà bisogno di un altrettanto significativo incremento della disponibilità. Le rinnovabili da sole non possono far fronte a questa crescita, non potrebbero nemmeno se coprissimo il paese di pannelli solari e pale eoliche, e sappiamo quanti ostacoli trovino oggi in sede locale – la Sardegna docet – gli impianti green.
Avremo bisogno di più energia perché senza energia non c’è sviluppo. Io non credo alla “decrescita felice”, penso che la decrescita sia infelice e porti povertà e rabbia.
L’Italia, per il suo futuro deve disporre energia che deve essere affidabile, continua, sicura. E il nucleare rappresenta il complemento ideale alle rinnovabili: il nuovo nucleare, quello dei piccoli reattori a breve, quello della fusione a medio termine.
Il nucleare serve anche ad abbassare i prezzi in bolletta. Non è un caso che l’energia costa significativamente meno che da noi in paesi che hanno una quota importante di produzione da nucleare.
E sono convinto che anche l’opinione pubblica, specie quella giovane – come rilevano alcuni sondaggi – veda l’energia nucleare come una fonte importante per il futuro sostenibile dell’Italia.
Il nucleare moderno e sicuro è uno strumento chiave per la decarbonizzazione del paese. Ho sempre detto che al governo non spetta costruire nuove centrali, anche perché le vecchie grandi centrali appartengono al passato. Il compito del governo è scrivere le regole e garantire sicurezza.
Siamo impegnati su più binari. All’inizio del 2025 presenteremo una proposta di legge delega che indicherà un percorso normativo e un nuovo schema di governance. Perché, se da un lato l’economia, il mondo delle imprese sta lavorando a progetti a breve e a lungo termine, dall’altro bisogna riformare il sistema delle norme per rendere possibile la produzione in Italia.
Sarà necessaria una authority e quindi l’ISIN, l’attuale Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione, dovrà essere rafforzato in rapporto a nuovi compiti di controllo e licensing.
Per usare una metafora calcistica: oggi abbiamo molte squadre pronte alla partita, ma non abbiamo il campo di gioco, le regole da rispettare e un l’arbitro pronto a disciplinare un nuovo comparto energetico.
Io credo che noi decisori politici abbiamo la responsabilità di indicare soluzioni che siano positive per l’oggi e in grado di garantire una prospettiva al paese.
È questa la logica che ci spinge anche ad incentivare la ricerca sulla fusione, a partecipare alle ricerche e sperimentazioni a livello mondiale, a guardare con fiducia a questa energia che sarà pulita e inesauribile.
La scelta di inserire nel PNIEC anche il nucleare nel mix energetico da qui al 2050 – con un range che va dall’11 al 22% - è una scelta per l’ambiente, per l’economia, per le tasche dei cittadini. È una scelta di competitività del sistema paese, è una scelta seria di decarbonizzazione, è una scelta che punta a un’Italia più moderna e più sicura.
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