Il futuro dell’energia non è più una prospettiva lontana: è già qui.

 

Nel 2024, secondo Irena, il 91% dei nuovi impianti a livello globale è stato realizzato da fonti rinnovabili. Un segnale chiaro: la direzione è segnata. Perché le rinnovabili non sono solo una risposta alla crisi climatica, ma anche la leva più concreta per ridurre i costi energetici, stimolare innovazione e creare occupazione qualificata.

 

In questo scenario il governo italiano ha approvato un decreto che semplifica gli iter autorizzativi, correggendo le criticità del Testo unico sulle rinnovabili entrato in vigore a fine 2024. Le nuove regole consentono di accelerare rifacimenti e potenziamenti fino al 15% della capacità, rafforzano le compensazioni per i Comuni e chiariscono i rapporti con la normativa edilizia. Un intervento che, nelle parole del ministro Gilberto Pichetto Fratin, «rimuove ostacoli e dà sprint al settore», favorendo così la crescita degli impianti green e la diffusione delle tecnologie di accumulo.

 

Il contesto internazionale impone infatti di correre: nel 2024 la capacità rinnovabile installata ha raggiunto i 582 GW, con l’Asia in testa e l’Europa a quota 850 GW. Per centrare i target 2030 occorrerà più che raddoppiare gli investimenti, dai 668 miliardi di dollari attuali a 1.500. Un impegno che porterà con sé anche un impatto occupazionale positivo, fino a 30 milioni di posti di lavoro.

 

Per l’Italia, semplificazione burocratica e convenienza economica sono i due binari su cui spingere. Come ricorda Ermete Realacci, presidente di Symbola, in un'intervista di oggi su Il Sole 24 Ore, «le rinnovabili, se fatte bene, convengono a tutti i livelli». Per le imprese lombarde ed europee è l’occasione di rafforzare competitività e sostenibilità, senza perdere il treno di quella che è ormai la vera economia del futuro.