Il mercato dei sistemi di accumulo in Italia sta vivendo una fase cruciale per la transizione energetica e la stabilità della rete elettrica. Negli ultimi anni, la rapida crescita delle fonti rinnovabili ha reso evidente la necessità di infrastrutture in grado di immagazzinare energia e rilasciarla quando necessario, riducendo problemi come sovrapproduzione, congestioni e curtailment. Secondo i dati di Terna, al 30 giugno 2025 nel nostro Paese erano installati circa 815mila sistemi di accumulo, per una capacità complessiva di 16.411 MWh, con un incremento del 69,3% rispetto allo stesso periodo del 2024.

 

Il mese scorso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha autorizzato sei progetti di sistemi di accumulo stand-alone per un totale di 648 MW distribuiti in Basilicata, Campania, Lazio e Puglia.Tra questi spicca il maxi-impianto da 280 MW che sarà realizzato a Melfi, mentre altre iniziative sono previste a Sessa Aurunca, Tuscania, Bisaccia, Benevento e Andria, con tecnologie basate su container modulari, sistemi di conversione e infrastrutture di monitoraggio avanzate. In parallelo, il 30 settembre 2025 segnerà una tappa importante con la prima asta del MACSE, il nuovo mercato a termine degli stoccaggi ideato da Terna per garantire 10 GWh di capacità entro il 2028, con particolare attenzione alle regioni del Sud Italia.

 

L’obiettivo è rendere il sistema elettrico più flessibile e sicuro, utilizzando soprattutto batterie elettrochimiche per coprire i picchi di domanda e integrare meglio le rinnovabili. Il fermento riguarda anche l’industria: Eni e Seri Industrial hanno avviato la joint-venture Eni Storage Systems per sviluppare un polo produttivo di batterie al litio ferro fosfato a Brindisi, con una capacità prevista di oltre 8 GWh/anno. Il progetto, oggi in fase di ingegneria e valutazioni economiche, dovrebbe entrare nella fase esecutiva dal 2026 e si integrerà con lo stabilimento di Teverola, in provincia di Caserta, creando una filiera nazionale delle batterie. Anche il settore del riuso sta avanzando, come dimostra il sistema “Pioneer” inaugurato lo scorso giugno all’aeroporto di Roma Fiumicino da Enel e ADR: una delle più grandi installazioni europee basate su batterie di auto elettriche a fine vita, capace di accumulare 10 MWh e di ridurre circa 16.000 tonnellate di CO2 in dieci anni.

 

L’Italia si trova così di fronte a una doppia sfida: da un lato accelerare sugli investimenti infrastrutturali e industriali per rispondere al fabbisogno di accumulo stimato, dall’altro costruire una filiera competitiva e sostenibile che riduca la dipendenza dall’estero. In questo scenario, i sistemi di accumulo non sono più un tassello accessorio, ma una condizione imprescindibile per il successo della transizione energetica e per garantire la sicurezza della rete elettrica nazionale, soprattutto in vista degli obiettivi europei di decarbonizzazione e dell’incremento previsto della generazione rinnovabile.