La Lombardia si conferma il cuore pulsante della transizione ecologica italiana. Secondo i dati diffusi al Forum Regionale per lo Sviluppo Sostenibile, oltre 100 mila imprese lombarde hanno investito negli ultimi cinque anni in tecnologie green, efficienza energetica ed economia circolare. Si tratta di quasi un quinto del totale nazionale: un dato che racconta non solo la vitalità del tessuto produttivo regionale, ma anche la capacità di coniugare crescita e sostenibilità in un sistema industriale fortemente orientato all’innovazione.
Dietro i numeri c’è una strategia precisa. La Regione Lombardia ha attivato numerosi strumenti per accompagnare la svolta verde delle imprese, come la “Linea Impresa Efficiente”, che dal settembre 2025 sostiene le PMI impegnate a ridurre emissioni e consumi energetici. A questi si aggiungono incentivi per la produzione da fonti rinnovabili, la rigenerazione industriale e l’adozione di processi circolari.
I risultati iniziano a essere visibili: secondo Unioncamere Lombardia, il 70% delle aziende considera oggi la sostenibilità ambientale un elemento chiave della propria competitività, mentre una su cinque ha già introdotto pratiche strutturate di riduzione dell’impatto energetico
Ma il passo decisivo non è solo tecnologico. La vera sfida, per il sistema lombardo, è passare da una “sostenibilità di progetto” a una “sostenibilità di sistema”. Non basta installare pannelli fotovoltaici o cambiare i macchinari: serve ripensare i modelli di business, le catene di fornitura, i criteri di governance. Le imprese che integrano la sostenibilità nei propri processi decisionali, che formano personale con competenze green e che misurano i risultati in modo trasparente sono quelle destinate a consolidare il vantaggio competitivo.
Lombardia, del resto, parte da una posizione privilegiata. È la prima regione italiana per numero di brevetti legati alle tecnologie ambientali, la più attiva per numero di startup cleantech e quella che concentra la quota maggiore di export a basso impatto energetico. La capacità di innovazione si intreccia con la forza dei distretti industriali: dalla meccanica bergamasca alla chimica verde di Mantova, dall’idrogeno in Valtellina alla mobilità elettrica brianzola, ogni filiera sta cercando la propria via verso la neutralità climatica.
Questa evoluzione non riguarda solo le imprese ma anche le persone. Il capitale umano diventa la risorsa più strategica: secondo Unioncamere, nei prossimi cinque anni oltre 160 mila nuovi lavoratori lombardi dovranno possedere competenze green, dalla gestione energetica alla progettazione circolare. È un salto culturale, prima ancora che produttivo, che impone a università, ITS e imprese di lavorare insieme per creare le professionalità del futuro.
Eppure, le criticità non mancano. Le piccole imprese faticano ad accedere a bandi e finanziamenti, i costi di riconversione restano elevati e la burocrazia rallenta l’adozione delle innovazioni. Senza una governance regionale stabile e strumenti di monitoraggio condivisi, la corsa al green rischia di frammentarsi in tanti percorsi individuali. Ecco perché Regione Lombardia ha avviato un percorso di ascolto e di co-progettazione con le associazioni di categoria per definire una roadmap 2030 che renda la sostenibilità una componente strutturale del modello produttivo lombardo.
Il futuro è già scritto nella traiettoria che la regione ha imboccato: da locomotiva industriale a motore verde d’Italia. Il passo successivo sarà far sì che la sostenibilità non resti solo un’etichetta, ma diventi la spina dorsale della competitività lombarda. Perché chi oggi investe nel verde, domani investirà nel futuro.
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