di Gilberto Pichetto Fratin
L’Italia nei prossimi anni si troverà dinanzi alcune sfide che saranno strategiche per il futuro del paese e per le prospettive di lavoro e di vita delle giovani generazioni.
Il Governo avverte in pieno la responsabilità delle scelte da compiere per assicurare all’Italia un percorso di sostenibilità ambientale, di competitività economica, di occupazione duratura, qualificata, in grado si raccogliere e alimentare la tradizione di eccellenza di cui siamo portatori in molti comparti produttivi.
In questo ambito assumono valenza fondamentale le decisioni da assumere in campo energetico. Abbiamo degli impegni internazionali in materia ambientale a cui intendiamo tener fede perché riteniamo il global warming una minaccia concreta e attuale per l’umanità e, nello specifico, anche per il nostro territorio, sempre più spesso devastato dagli eventi meteo estremi che causano lutti e danni gravissimi.
L’obiettivo di fondo è giungere alla “neutralità carbonica” nel 2050: un traguardo che vedrà certamente come fonte principale d’energia le rinnovabili a cui negli ultimi due anni abbiamo dato una spinta importante passando dai 3 GW istallati del 2022 ai 7,5 di quest’anno con un aumento del 150%. Ci stiamo quindi avvicinando al target di 8-10 gigawatt l’anno entro il 2030 che ci siamo dati nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).
Il nostro impegno su questo fronte è superiore al passato, e i numeri lo testimoniano, ma non basta. Nei prossimi anni e decenni l’Italia avrà bisogno di energia, di molta energia in più, un fabbisogno destinato a crescere e moltiplicarsi anche a causa delle applicazioni dell’intelligenza artificiale, del diffondersi dei data center. Una crescita significativa della domanda che avrà bisogno di un altrettanto significativo incremento della disponibilità. Le rinnovabili da sole non possono far fronte a questa crescita, non potrebbero nemmeno se coprissimo il paese di pannelli solari e pale eoliche, e sappiamo quanti ostacoli trovino oggi in sede locale – la Sardegna docet – gli impianti green.
Avremo bisogno di più energia perché senza energia non c’è sviluppo. Io non credo alla “decrescita felice”, penso che la decrescita sia infelice e porti povertà e rabbia.
L’Italia, per il suo futuro deve disporre energia che deve essere affidabile, continua, sicura. E il nucleare rappresenta il complemento ideale alle rinnovabili: il nuovo nucleare, quello dei piccoli reattori a breve, quello della fusione a medio termine.
Il nucleare serve anche ad abbassare i prezzi in bolletta. Non è un caso che l’energia costa significativamente meno che da noi in paesi che hanno una quota importante di produzione da nucleare.
E sono convinto che anche l’opinione pubblica, specie quella giovane – come rilevano alcuni sondaggi – veda l’energia nucleare come una fonte importante per il futuro sostenibile dell’Italia.
Il nucleare moderno e sicuro è uno strumento chiave per la decarbonizzazione del paese. Ho sempre detto che al governo non spetta costruire nuove centrali, anche perché le vecchie grandi centrali appartengono al passato. Il compito del governo è scrivere le regole e garantire sicurezza.
Siamo impegnati su più binari. All’inizio del 2025 presenteremo una proposta di legge delega che indicherà un percorso normativo e un nuovo schema di governance. Perché, se da un lato l’economia, il mondo delle imprese sta lavorando a progetti a breve e a lungo termine, dall’altro bisogna riformare il sistema delle norme per rendere possibile la produzione in Italia.
Sarà necessaria una authority e quindi l’ISIN, l’attuale Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione, dovrà essere rafforzato in rapporto a nuovi compiti di controllo e licensing.
Per usare una metafora calcistica: oggi abbiamo molte squadre pronte alla partita, ma non abbiamo il campo di gioco, le regole da rispettare e un l’arbitro pronto a disciplinare un nuovo comparto energetico.
Io credo che noi decisori politici abbiamo la responsabilità di indicare soluzioni che siano positive per l’oggi e in grado di garantire una prospettiva al paese.
È questa la logica che ci spinge anche ad incentivare la ricerca sulla fusione, a partecipare alle ricerche e sperimentazioni a livello mondiale, a guardare con fiducia a questa energia che sarà pulita e inesauribile.
La scelta di inserire nel PNIEC anche il nucleare nel mix energetico da qui al 2050 – con un range che va dall’11 al 22% - è una scelta per l’ambiente, per l’economia, per le tasche dei cittadini. È una scelta di competitività del sistema paese, è una scelta seria di decarbonizzazione, è una scelta che punta a un’Italia più moderna e più sicura.
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