SEW (Suddeutsche Elektromotoren Werke)
di Rosella Redaelli
Presente in Italia da 50 anni con 200 dipendenti l’azienda ha a Solaro il suo quartier generale che riunisce gli uffici direzionali, l’Innovation Techonology e una Smart Factory realizzata con un importante investimento nel 2017.
«Una fabbrica nella fabbrica, - spiega Mirko Otranto HR Manager & Compliance Officer di SEW-EURODRIVE Italia - un modello produttivo di assemblaggio con tecnologie evolute, un modello di fabbrica 4.0 che risponde all’evoluzione dell’azienda: non più solo leader al mondo per la produzione di motoriduttori alla base dell’automazione, ma anche fornitori di tecnologia a vario livello, soluzioni complesse per la meccatronica».
Dal prodotto alla soluzione di sistema. Chi lavora per voi che competenze deve avere?
«Per la parte tecnologica si tratta di figure tecniche con la capacità di integrare discipline diverse. Siamo anche fornitori di servizi di eccellenza che richiedono persone eccellenti e motivate che siano l’interfaccia dell’azienda nella fornitura di servizi».
Sono profili difficili da reperire sul mercato del lavoro?
«Gli esperti di automazione sono pochi, ne escono pochi dalle Università ecco perché spesso investiamo sui giovani, formiamo talenti. Si parte con lo stage che può diventare un rapporto stabile. Oltre ai tecnici abbiamo anche figure commerciali per le sedi di Milano, Bologna, Verona, Torino e Caserta (oltre al distaccamento su Pescara). Naturalmente le competenze tecniche non bastano, le cosiddette Soft skills sono fondamentali per il nostro paradigma di business . Offrire servizi di eccellenza significa essere fortemente motivati, abituati a fare squadra. La motivazione è il driver fondamentale, l’attenzione alle persone per noi e non è legato ad una moda passeggera, ma proprio ad una indispensabile modalità di gestione».
Chi sono i vostri clienti?
Ci sono i costruttori di macchinari che si avvalgono della nostra tecnologia e gli utilizzatori finali, tipicamente grandi gruppi, che hanno al loro interno la capacità di progettazione di macchinari a cui servono nostre soluzioni tecnologiche di automazione».
Avete ottenuto la certificazione di “Great place to work”. Come la vostra Smart Factory è diventata attrattiva al punto di essere considerata un buon posto dove lavorare?
Utilizziamo tecnologie evolute. All’interno della smart factory gli addetti all’assemblaggio sono generalmente diplomati con background tecnico che si avvalgono di sistemi a guida autonoma per la movimentazione delle merci o per l’utilizzo del banco di lavoro. Tutto ciò li sgrava da mansioni ripetitive o pesanti. Inoltre i nostri processi di assemblaggio sono definiti in ottica lean manufacturing, cioè evitando sprechi e nel modo più snello più possibile offrendo modalità di lavoro fluide, pulite e sicure. Pensare al benessere dei lavoratori ha un impatto diretto sulla produttività, ecco che la tecnologia è certamente un driver di business ma con un impatto sociale molto forte. Per questo motivo, a fronte dell’introduzione della nostra Smart Factory 4.0, abbiamo curato anche le ricadute sui nostri operatori che hanno dovuto ripensare le loro modalità di lavoro, in alcuni casi trentennali. Sviluppo tecnologico e sociale devono essere indissolubilmente legati. Noi abbiamo investito in modelli di lavoro 4.0 per incrementare la produttività e non per tagliare posti di lavoro, anzi stiamo assumendo costantemente nuovi addetti per sostenere la crescita del business e della produttività.
Come investite sul benessere dei dipendenti?
L’investimento sul benessere è parte della nostra cultura aziendale. Se vogliamo collaboratori motivati dobbiamo creare le condizioni perché lo siano. C’è un impegno costante dell’azienda ad erogare servizi di welfare evoluti. Servizi per la famiglia, uno sportello psicologico, il maggiordomo aziendale per il disbrigo di pratiche e mansioni come il lavaggio auto o la lavanderia. Durante la pandemia abbiamo offerto screening di massa anche ai famigliari dei dipendenti, anche a domicilio. Inoltre la flessibilità oraria e lo smart working da noi sono una realtà già da prima della pandemia. Lavoriamo per la conciliazione dei tempi di lavoro-famiglia, ci sono tra i benefit i rimborsi per le spese di asilo, scuola, borse di studio per i figli dei dipendenti»
Cosa altro concorre al benessere dei dipendenti?
Lo stile di leadership, la gestione aziendale , un modello partecipativo con la condivisione delle scelte. Tutto questo crea la squadra, un modello relazionale basato sulla fiducia, a sua volta costituita da tre pilastri: empatia, comunicazione chiara e aperta, autenticità intesa come la possibilità di esprimere liberamente la propria unicità
La formazione continua conta? E come è vista dai dipendenti?
Abbiamo messo a punto un nuovo modello formativo per tutta la popolazione aziendale, non solo formazione tecnica, ma anche un lavoro sulle soft skills e sulla sicurezza. Si avverte una gran voglia di ricevere formazione e il turn over da noi è piuttosto basso, segno che qui si sta bene e si vuole restare. Ciascuno qui ha un percorso formativo personalizzato continuo. In aggiunta stiamo investendo in competenze chiave per tutti: cultura agile, alfabetizzazione digitale e pensiero computazionale. Crediamo in un business sostenibile dove sostenibilità significa sostenibilità economica, ma anche sociale e ambientale.
Siete un’azienda internazionale con sedi in tutto il modo. Favorite le carriere internazionali?
Al momento ospitiamo temporaneamente colleghi da altri sedi: stiamo lavorando con Casa Madre per offrire percorsi strutturati di carriera internazionale.
Sono più preparati i giovani italiani o chi esce da un percorso formativo all’estero?Devo dire che i giovani italiani sono molto apprezzati da un punto di vista della preparazione tecnica. Quello che dovremmo migliorare è il modello di alternanza scuola lavoro alle superiori perché un’alternanza vera e fatta bene come si svolge in Germania offre una marcia in più. Noi offriamo percorsi di alternanza scuola lavoro perché ha una finalità nobile sia dal punto di vista etico che sociale, vogliamo formare ed incontrare i giovani.
Che rapporto avete con il mondo della scuola, degli ITS e dell’Università?
Oltre ai percorsi di alternanza scuola lavoro con le superiori, con gli ITS e le università lo scambio è su due binari, da una parte accogliamo giovani in stage formativi dall’altro inviamo i nostri dipendenti come docenti anche in università. Abbiamo in particolare un forte legame con la Liuc Business School Cattaneo con cui abbiamo istituito un Industrial Innovation lab per la trasformazione delle PMI italiane in organizzazioni agili ed innovative.
Ma i giovani vogliono ancora lavorare in fabbrica?
I giovani che incontriamo assolutamente sì e non si tratta solo di ragazzi. Abbiamo sempre più quote rosa in fabbrica a sfatare il pregiudizio che la meccatronica sia un ambito solo maschile. In questo momento il 15% dell’organico adibito in Smart Factory è femminile e abbiamo una quota crescente di donne nell’area tecnico-commerciale.
Prima di continuare, si prega di inserire un indirizzo di spedizione valido