Agrati, quando la sostenibilità diventa parte integrante del progetto d’impresa

Agrati

di Redazione

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“L’azienda è cambiata radicalmente – spiega Andrea Costantini, Executive Vice President del gruppo Agrati - da una piccola officina meccanica è diventata leader mondiale nei sistemi di fissaggio nel settore automotive. Del passato rimane il rapporto col territorio – noi siamo brianzoli – poi siamo diventati leader globali e oggi siamo presenti negli Usa, in Cina, in Francia e ovviamente in Italia”.

Ma il legame con la terra di origine è rimasto, forte:

“Siamo in Brianza e abbiamo uno stabilimento a Dolzago, in provincia di Lecco e altre sedi che vanno da Cornate d’Adda a Trezzo, Tronzano Vercellese e Verona...

Abbiamo conservato la nostra matrice brianzola, a Veduggio c’è la sede principale e abbiamo circa 800 dipendenti qui nella nostra terra dove risiedono tutte le funzioni corporate. Ci teniamo ai buoni rapporti che abbiamo con le comunità di territorio dove sono basati i nostri plant”.

Ma veniamo al processo di sostenibilità, gioia e dolore di tutte le aziende, grandi e piccole. “Siamo partiti nel 2017 a ragionare di sostenibilità, perché ce lo chiedevano i nostri clienti, in primis quelli del settore automotive tra l’Europa e gli Usa, tra i più sensibili al tema sull’onda del Trattato di Parigi del 2015.

foto di dettaglio
foto di dettaglio

Con gli impegni e le direttive europee abbiamo sentito sempre di più la spinta al cambiamento, anche perché le grandi imprese con le quali lavoriamo sono sensibili ai temi ambientali. Inizialmente si trattava di preparare i bilanci di sostenibilità fabbricati in modo volontaristico (2018), poi il tema è diventato stringente e i nostri clienti ci hanno sollecitato con la strategia di neutralità carbonica (obiettivo 2039). Abbiamo scelto di pubblicare sul nostro sito un documento che indicava tempi e strategie, con tutte e tre gli scopi ben definiti”. Ambito 1: include tutte le emissioni rilasciate direttamente dalla tua azienda, come i veicoli e le strutture della tua azienda. Ambito 2: include le emissioni indirette prodotte dalla tua azienda, come il consumo di elettricità del tuo edificio. Ambito 3: include tutte le altre emissioni generate lungo l'intera catena del valore, comprese le materie prime, la logistica, i viaggi di lavoro del team e il modo in cui i dipendenti si recano al lavoro. La sfida qui è tenere conto dell’intera catena del valore, gran parte della quale è fuori dal tuo controllo, il che rende impegnative le emissioni di Scope 3. Ecco perché avvalersi di un partner esperto può aiutarti a valutare e iniziare a comprendere meglio la tua impronta di carbonio.

“Abbiamo fatto poi una policy di sostenibilità e abbiamo avviato la formazione permanente dei nostri dipendenti introducendo le sustainability week. Ancora oggi giriamo tutto il mondo indicando ai nostri dipendenti quali sono gli obiettivi di sostenibilità. Abbiamo raggiunto le 28 ore di formazione medie per dipendente”.

Quello di Agrati è un approccio di scopo, di valori imprenditoriali e di visione strategica: i clienti,  fornitori, i dipendenti e le comunità di riferimento. In azienda ci sono anche gruppi di ambassador, focus group mirati, per consolidare il progetto sostenibilità.

“Abbiamo coinvolto anche i nostri fornitori: aziende importanti per noi perché rappresentano l’80% delle nostre emissioni, con loro abbiamo realizzato una piattaforma che ci consente di integrarli nei nostri reporting. Per i nostri fornitori - va detto - i requisiti stabiliti dall’Europa sono troppo pesanti. Si tratta di piccole e medie imprese, poco strutturate, ci vorrà più tempo anche se queste realtà ci seguono con interesse nel progetto di sostenibilità”.

Concludendo l’EVP del gruppo Agrati tiene a fare una precisazione: “La sostenibilità va valutata anche come progetto di business volto alla creazione di valore. La sostenibilità è prima di tutto la sostenibilità economica infatti, non è solo un’imposizione che arriva dall’Europa con le varie direttive come la CRSD.. Se la valutiamo solo così si farà fatica a farla crescere come tema rilevante. Noi utilizziamo un approccio metodologico molto disciplinato ma abbiamo visto che spesso accade che prevalga una sorta di bulimia comunicativa, senza fondamenta scientifiche e che possa sconfinare nel greenwashing. Sono convinto che chi investe nella sostenibilità avrà grandi vantaggi, nel business to business prevalgono ancora il prezzo, il tasso di servizio, la qualità e infine la sostenibilità. Bisogna ribaltare i criteri come avviene gia’ nel business to consumer”, conclude Andrea Costantini.