Pensate ad una mensa diffusa, di qualità, improntata alla sostenibilità, per contenere lo spreco alimentare. È nata nel 2020 così la start up PlanEat, nel mare magnum del food quotidiano. Un milione di persone che a Milano e nell’hinterland, mangiano ogni giorno fuori casa, senza contare che ogni famiglia, almeno per l’ora di cena, è impegnata a preparare un pasto.
“Il nostro primo test data 6 marzo 2020, una stagione molto confusa in realtà. L’idea – spiega Nicola Lamberti, fondatore e Ceo di PlanEat – ha preso forma con l’obiettivo di offrire cibo di qualità contrastando lo spreco alimentare. Abbiamo una lunga esperienza nel mondo dell’informatica e grazie ad una precedente esperienza abbiamo potuto – mantenendo lo stesso gruppo di lavoro – mettere assieme cultura digitale e cibo. Tenendo fermi gli obiettivi comuni, dallo sviluppo dell’e-commerce alla cultura del cibo di qualità e del benessere delle persone e del pianeta”.
La vostra start up cresce ed è in controtendenza rispetto alla cultura del consumo purchessia?
“Quando abbiamo dato vita a PlanEat il gruppo di lavoro originale è rimasto fedele, unito, in fondo l’obiettivo era mantenere intatte le motivazioni originali: lavorare per evitare lo spreco alimentare. Partendo da un presupposto nuovo: invece di dare una seconda vita al cibo in esubero, occorreva offrire un pasto di qualità nelle giuste dimensioni lavorando sulla prevenzione all'esubero riducendo la quantità di cibo acquistata. È sempre bene ricordare che il 62% del cibo sprecato avviene entro le pareti di casa ed è irrecuperabile”.
Il cibo è la materia prima ma la distribuzione digitale è la cartina di Tornasole?
“Infatti il nostro punto di forza è la piattaforma digitale che promuove la vendita del cibo, per aziende, famiglie, ospedali, scuole, qualunque realtà che può avere a che fare con un pasto, con un piatto pronto. Ci siamo concentrati nell’area di Pavia, Milano e Monza partendo dal servizio alle famiglie per arrivare poi alle aziende per la pausa pranzo. Per quanto riguarda bar e ristoranti il nostro obiettivo è di metterli in connessione con aziende e famiglie attraverso la nostra piattaforma. Per l'area da cui siamo partiti ci occupiamo anche della preparazione del cibo: abbiamo 7 cucine per la preparazione dei piatti, i mezzi refrigerati per la consegna, con un centinaio di persone al lavoro. Serviamo oltre 4mila piatti al giorno, con tipologie diverse, per rispondere ad una domanda diffusa”.
Avete interesse ad allargare la vostra proposta nel settore pubblico, magari nelle scuole?
“Stiamo facendo partire un progetto pilota che riguarda una scuola elementare di Borgarello in provincia di Pavia, dove arriveremo a chiedere ai bambini di scegliere direttamente cosa mangiare a pranzo. Vorremmo dimostrare che scegliendo quantità e tipologia del piatto si arrivi a ridurre sensibilmente lo spreco alimentare. Nel sistema scolastico la mensa non è quanto di peggio si possa immaginare (come sembra nell’immaginario collettivo): la logica pubblica del risparmio non è detto si debba declinare col cibo peggiore. Una volta aggiudicata la gara sembra che tutti siano liberi di fare ciò che vogliono. Noi vogliamo la qualità del cibo nella libertà di scelta, almeno tra due piatti. Anche così si evita lo spreco di cibo”.
Lo stacco di mezzogiorno è il banco di prova più significativo però?
“Abbiamo una solida esperienza nel servizio di pausa pranzo alle aziende, lavoriamo da tempo anche con l’area MIND (Milano Innovation District), grazie alla nostra piattaforma abbiamo ampliato l’offerta coinvolgendo anche gli altri ristoratori presenti nel centro di ricerca. Il risultato è molto interessante, perché abbiamo costruito una delivery di gruppo, in grado di servire il pranzo a tutti i dipendenti, contemporaneamente. Così siamo diventati un hub della ristorazione in grande. Noi gestiamo l’offerta, la distribuzione, gli aspetti amministrativi. Il tutto in una logica anti spreco, sostenibile”, conclude Lamberti.
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