La Lombardia si conferma il cuore pulsante della transizione ecologica italiana. Secondo i dati diffusi al Forum Regionale per lo Sviluppo Sostenibile, oltre 100 mila imprese lombarde hanno investito negli ultimi cinque anni in tecnologie green, efficienza energetica ed economia circolare. Si tratta di quasi un quinto del totale nazionale: un dato che racconta non solo la vitalità del tessuto produttivo regionale, ma anche la capacità di coniugare crescita e sostenibilità in un sistema industriale fortemente orientato all’innovazione.
Dietro i numeri c’è una strategia precisa. La Regione Lombardia ha attivato numerosi strumenti per accompagnare la svolta verde delle imprese, come la “Linea Impresa Efficiente”, che dal settembre 2025 sostiene le PMI impegnate a ridurre emissioni e consumi energetici. A questi si aggiungono incentivi per la produzione da fonti rinnovabili, la rigenerazione industriale e l’adozione di processi circolari.
I risultati iniziano a essere visibili: secondo Unioncamere Lombardia, il 70% delle aziende considera oggi la sostenibilità ambientale un elemento chiave della propria competitività, mentre una su cinque ha già introdotto pratiche strutturate di riduzione dell’impatto energetico
Ma il passo decisivo non è solo tecnologico. La vera sfida, per il sistema lombardo, è passare da una “sostenibilità di progetto” a una “sostenibilità di sistema”. Non basta installare pannelli fotovoltaici o cambiare i macchinari: serve ripensare i modelli di business, le catene di fornitura, i criteri di governance. Le imprese che integrano la sostenibilità nei propri processi decisionali, che formano personale con competenze green e che misurano i risultati in modo trasparente sono quelle destinate a consolidare il vantaggio competitivo.
Lombardia, del resto, parte da una posizione privilegiata. È la prima regione italiana per numero di brevetti legati alle tecnologie ambientali, la più attiva per numero di startup cleantech e quella che concentra la quota maggiore di export a basso impatto energetico. La capacità di innovazione si intreccia con la forza dei distretti industriali: dalla meccanica bergamasca alla chimica verde di Mantova, dall’idrogeno in Valtellina alla mobilità elettrica brianzola, ogni filiera sta cercando la propria via verso la neutralità climatica.
Questa evoluzione non riguarda solo le imprese ma anche le persone. Il capitale umano diventa la risorsa più strategica: secondo Unioncamere, nei prossimi cinque anni oltre 160 mila nuovi lavoratori lombardi dovranno possedere competenze green, dalla gestione energetica alla progettazione circolare. È un salto culturale, prima ancora che produttivo, che impone a università, ITS e imprese di lavorare insieme per creare le professionalità del futuro.
Eppure, le criticità non mancano. Le piccole imprese faticano ad accedere a bandi e finanziamenti, i costi di riconversione restano elevati e la burocrazia rallenta l’adozione delle innovazioni. Senza una governance regionale stabile e strumenti di monitoraggio condivisi, la corsa al green rischia di frammentarsi in tanti percorsi individuali. Ecco perché Regione Lombardia ha avviato un percorso di ascolto e di co-progettazione con le associazioni di categoria per definire una roadmap 2030 che renda la sostenibilità una componente strutturale del modello produttivo lombardo.
Il futuro è già scritto nella traiettoria che la regione ha imboccato: da locomotiva industriale a motore verde d’Italia. Il passo successivo sarà far sì che la sostenibilità non resti solo un’etichetta, ma diventi la spina dorsale della competitività lombarda. Perché chi oggi investe nel verde, domani investirà nel futuro.
Nel 2025 il 94% delle aziende italiane ha aumentato o mantenuto il budget destinato ai progetti di sostenibilità, secondo l’indagine “Global Sustainability Survey” di BDO. Eppure, se l’impegno economico è massiccio, la maturità organizzativa resta assai variabile: solo il 25% delle aziende possiede un programma di sostenibilità ben strutturato. Tra le sfide troviamo la definizione di KPI, la formazione del management e l’allineamento strategico con governance e reportistica ESG.
Per il mondo delle imprese ciò significa che la sostenibilità è entrata nel bilancio, ma deve ancora entrare nel DNA. In pratica: non basta destinare risorse; serve promuovere cambiamenti culturali, processi integrati e misurazione reale degli impatti. Le aziende che pensano alla sostenibilità come brand o compliance rischiano di restare indietro rispetto a quelle che la considerano leva strategica per innovazione e competitività. In un contesto europeo sempre più regolamentato — con normative che vanno dall’ESG al regolamento EUDR, fino all’azione sul clima — adottare un approccio sistemico diventa condizione di sopravvivenza.
Le imprese italiane, dalle grandi alle PMI, devono dunque passare dalla “volontà” all’azione, dalla cifra stanziata alla governance operativa, dalla visione al modello integrato. Solo così potranno trasformare l’investimento in sostenibilità in reale vantaggio competitivo.
Presentato il 22 ottobre 2025, il Rapporto ASviS dell’alleanza che raduna oltre 330 organizzazioni ha lanciato un allarme: l’Italia peggiora in sei Obiettivi su 17 dell’Agenda 2030, registra progressi limitati in altri e mostra segni di stallo o arretramento in ambiti chiave come povertà, ecosistemi, governance e disuguaglianze.
Segnalando che solo il 29% dei target specifici analizzati sono ancora raggiungibili e che oltre il 58% non verranno raggiunti, il Rapporto punta il dito: la sostenibilità viene «percepita più come un fastidio che come un investimento sul futuro». In ambito aziendale e istituzionale, ciò traduce l’urgenza di politiche coerenti, monitorate e integrate in modo sistemico. Per l’impresa si apre dunque una sfida: superare modelli episodici e attuare strategie strutturate, con governance, indicatori, trasparenza e competenze. Ma senza un’azione coordinata tra pubblico, privato e comunità, lo sforzo rischia di rimanere frammentato.
Il messaggio per le imprese è chiaro: non basta essere “green” nel marketing, serve essere sostenibili nel modello. Investire nella sostenibilità deve diventare parte della cultura d’impresa e non più un accessorio. In un’Italia che arranca, le aziende che sapranno cavalcare la trasformazione potranno distinguersi, contribuendo al contempo a un percorso necessario per il Paese e per le generazioni future.
Il paesaggio italiano della sostenibilità si è animato tra il 18 settembre e l’8 ottobre 2025 grazie alla Settimana Europea dello Sviluppo Sostenibile (ESDW), che ha offerto un’occasione di confronto e azione per imprese, istituzioni e cittadini. In un momento in cui la transizione verde diventa imperativo non più rinviabile, la ESDW ha fornito uno spazio per mettere in relazione obiettivi strategici, pratiche concrete e cultura d’impresa.
Per le aziende questo significa trasformare la sensibilità ambientale in opportunità: partecipare a iniziative dedicate, declinare azioni di sensibilizzazione nelle filiere, misurare impatti e comunicare risultati. Non si tratta solo di adempimenti o “etichetta”, ma di integrare la sostenibilità nel cuore della missione aziendale. Il contesto italiano, tuttavia, mostra segnali contrastanti: non basta aderire alla settimana tematica, occorre che le imprese colgano il momento per consolidare visione strategica, formazione, governance e nuovi modelli di business. Le Pmi, in particolare, possono trovare nella ESDW uno stimolo per innovare processi, proporre soluzioni “green” e rafforzare la propria reputazione.
Il rischio resta che l’evento rimanga una vetrina episodica: diventa allora essenziale che le azioni abbiano ricadute durature, con indicatori, monitoraggio e trasparenza. Se così sarà, l’ESDW potrà essere un ponte verso un nuovo modo di fare impresa, che non addolcisce solo la relazione con la Terra, ma costruisce valore competitivo.
C’è una transizione silenziosa che corre accanto a quella, più visibile, delle rinnovabili: è quella dell’efficienza energetica. Meno spettacolare dei parchi fotovoltaici o delle pale eoliche, ma altrettanto decisiva per ridurre i consumi e rendere competitivo il sistema produttivo italiano. Secondo il 14° Rapporto Enea, nel 2024 l’Italia ha centrato il 90% del target intermedio del Piano nazionale energia e clima (Pniec), risparmiando 4,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio: abbastanza per alimentare oltre quattro milioni di abitazioni.
A trainare il risultato sono stati soprattutto i bonus edilizi e gli incentivi per la riqualificazione energetica, che da soli hanno generato oltre 2,4 Mtep di risparmi. Il SuperEcobonus, pur ridimensionato, continua a pesare, ma crescono anche il Bonus Casa (+112%) e l’Ecobonus (+10%). In totale, gli interventi conclusi al 31 dicembre 2024 hanno coinvolto quasi 447 mila edifici, attivando investimenti per più di 107 miliardi di euro e generando risparmi annuali pari a 49,5 TWh di energia. Numeri che testimoniano come la sostenibilità sia diventata anche un motore economico.
Accanto all’edilizia, il Conto Termico mostra performance record, con oltre 120 mila richieste e 345 milioni di euro di incentivi erogati. Gli interventi hanno consentito di evitare 285 mila tonnellate di CO₂ e di risparmiare 100 ktep di energia finale. Più contenuto, invece, il contributo dei certificati bianchi, in calo del 42% sul 2023, ma comunque superiori agli obiettivi fissati dal Pniec.
L’efficienza energetica si afferma anche come leva industriale. Nel 2024, 569 imprese hanno caricato su Audit102 – il portale Enea dedicato alle diagnosi energetiche – oltre 850 audit, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente. Gli interventi di efficientamento hanno garantito risparmi per 76,9 ktep l’anno di energia primaria, segno che le imprese stanno progressivamente incorporando l’efficienza nei propri modelli di produzione.
A contribuire al risultato nazionale anche le politiche di mobilità sostenibile, che nel 2024 hanno generato risparmi per 0,43 Mtep, con una crescita del 7%. Il Marebonus e il Ferrobonus restano strumenti centrali per spostare quote di trasporto merci verso modelli meno energivori.
Per il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, “l’efficienza energetica non è solo un obiettivo ambientale, ma una condizione per la competitività del Paese”. Parole condivise da Francesca Mariotti, presidente Enea, secondo cui “l’efficienza è il motore di un cambiamento capace di coniugare sostenibilità e innovazione”.
Se la decarbonizzazione è la meta, l’efficienza è la strada maestra per arrivarci: un percorso fatto di tecnologia, formazione e consapevolezza, in cui le imprese italiane stanno dimostrando di saper fare la differenza.
Il mercato dei sistemi di accumulo in Italia sta vivendo una fase cruciale per la transizione energetica e la stabilità della rete elettrica. Negli ultimi anni, la rapida crescita delle fonti rinnovabili ha reso evidente la necessità di infrastrutture in grado di immagazzinare energia e rilasciarla quando necessario, riducendo problemi come sovrapproduzione, congestioni e curtailment. Secondo i dati di Terna, al 30 giugno 2025 nel nostro Paese erano installati circa 815mila sistemi di accumulo, per una capacità complessiva di 16.411 MWh, con un incremento del 69,3% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Il mese scorso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha autorizzato sei progetti di sistemi di accumulo stand-alone per un totale di 648 MW distribuiti in Basilicata, Campania, Lazio e Puglia.Tra questi spicca il maxi-impianto da 280 MW che sarà realizzato a Melfi, mentre altre iniziative sono previste a Sessa Aurunca, Tuscania, Bisaccia, Benevento e Andria, con tecnologie basate su container modulari, sistemi di conversione e infrastrutture di monitoraggio avanzate. In parallelo, il 30 settembre 2025 segnerà una tappa importante con la prima asta del MACSE, il nuovo mercato a termine degli stoccaggi ideato da Terna per garantire 10 GWh di capacità entro il 2028, con particolare attenzione alle regioni del Sud Italia.
L’obiettivo è rendere il sistema elettrico più flessibile e sicuro, utilizzando soprattutto batterie elettrochimiche per coprire i picchi di domanda e integrare meglio le rinnovabili. Il fermento riguarda anche l’industria: Eni e Seri Industrial hanno avviato la joint-venture Eni Storage Systems per sviluppare un polo produttivo di batterie al litio ferro fosfato a Brindisi, con una capacità prevista di oltre 8 GWh/anno. Il progetto, oggi in fase di ingegneria e valutazioni economiche, dovrebbe entrare nella fase esecutiva dal 2026 e si integrerà con lo stabilimento di Teverola, in provincia di Caserta, creando una filiera nazionale delle batterie. Anche il settore del riuso sta avanzando, come dimostra il sistema “Pioneer” inaugurato lo scorso giugno all’aeroporto di Roma Fiumicino da Enel e ADR: una delle più grandi installazioni europee basate su batterie di auto elettriche a fine vita, capace di accumulare 10 MWh e di ridurre circa 16.000 tonnellate di CO2 in dieci anni.
L’Italia si trova così di fronte a una doppia sfida: da un lato accelerare sugli investimenti infrastrutturali e industriali per rispondere al fabbisogno di accumulo stimato, dall’altro costruire una filiera competitiva e sostenibile che riduca la dipendenza dall’estero. In questo scenario, i sistemi di accumulo non sono più un tassello accessorio, ma una condizione imprescindibile per il successo della transizione energetica e per garantire la sicurezza della rete elettrica nazionale, soprattutto in vista degli obiettivi europei di decarbonizzazione e dell’incremento previsto della generazione rinnovabile.
Il Bilancio di Sostenibilità del Gruppo VIVI è arrivato al suo quarto anno di vita. In questi quattro anni, ovvero da quando abbiamo scelto con convinzione di iniziare questo cammino, abbiamo consolidato il nostro impegno, affinato le nostre strategie e rafforzato il dialogo con i nostri stakeholder. Questo documento è il risultato di un lavoro collettivo, di cui sono orgoglioso. L’ascolto rimane sempre una delle prerogative del nostro Gruppo. Un ascolto che si manifesta nella condivisione di pensiero e nel ragionamento comune e che, anche in questa occasione, ha rappresentato la base per stilare il nuovo Bilancio di Sostenibilità. Grazie alle attività di stakeholder engagement, ci siamo confrontati con le persone di VIVI, i clienti, le comunità in cui operiamo e le associazioni che sosteniamo, per ricevere i loro feedback e conoscerne le aspirazioni future.
La dichiarazione di sostenibilità di Nokia per il 2024 è ora disponibile come parte del Rapporto Annuale Nokia.
In Nokia, la sostenibilità è al centro di tutto ciò che facciamo. Nel 2024, abbiamo compiuto progressi significativi:
Riduzione delle emissioni totali di gas serra del 28% rispetto al 2023 e del 36% rispetto al 2019
Raggiungimento dell'87% di utilizzo di energia elettrica rinnovabile nelle nostre strutture, con l'obiettivo di raggiungere il nostro obiettivo del 100% entro il 2025
Riduzione delle emissioni dei fornitori del 28% rispetto al 2023, in parte grazie al miglioramento dell'integrità dei dati
Stiamo inoltre promuovendo il cambiamento con:
606 audit dei fornitori e 420 raccomandazioni di miglioramento affrontate
39 milioni di nuovi abbonati alla fibra ottica e 349 milioni di abbonamenti alla banda larga mobile.
La sostenibilità è un valore importante per noi. Ci impegniamo a promuovere un approccio che bilancia la sostenibilità economica con quella sociale e ambientale. Il nostro motto è “Pazienti sani, in un mondo sano”.
Il bilancio di sostenibilità 2024 di McKinsey & Company evidenzia impegni significativi in termini di riduzione delle emissioni e investimenti in iniziative sociali e ambientali. L'azienda ha raggiunto il 100% di elettricità rinnovabile già nel 2023 e ha registrato una riduzione del 62% delle emissioni Scope 1 e 2 a livello assoluto nel 2024 rispetto al 2019. Inoltre, McKinsey ha superato il proprio obiettivo di riduzione del 35% delle emissioni da viaggi di lavoro per dipendente, raggiungendo una riduzione del 50% nel 2024.
Nuovo sportello con chiusura 30 settembre 2025.
Riaperto il bando per il “Sostegno per l'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI” che prevede contributi a fondo perduto per programmi di investimento delle pmi, finalizzati all’autoproduzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici o mini eolici, per l’autoconsumo immediato e per sistemi di accumulo/stoccaggio dell’energia.
Sono ammesse le spese, non inferiori a 30 mila euro e non superiori a 1 milione di euro relative ad una sola unità produttiva dell'impresa proponente, per:
Gli interventi devono essere avviati dopo la data di presentazione della richiesta di contributo e completati entro 18 mesi dalla data del provvedimento di concessione.
Gli investimenti da effettuare dovranno necessariamente prevedere al fine della erogazione dei contributi la realizzazione di una diagnosi energetica redatta da:
Qualora l’impresa risulti già in possesso di una diagnosi energetica in corso di validità, la stessa dovrà essere integrata con gli elementi propri e qualificanti del programma di investimento per il quale sono state richieste le agevolazioni;
L'agevolazione, non soggetta ai vincoli del de minimis, avrà le percentuali a fondo perduto seguenti :
La procedura è valutativa a graduatoria, non potrà quindi essere un click day. La domanda di agevolazione deve essere presentata in formato elettronico, utilizzando la piattaforma messa a disposizione da Invitalia a partire dalle ore 12.00 del giorno 8 luglio 2025 e fino alle ore 12.00 del giorno 30 settembre 2025. Per ulteriori informazioni e decreti sono disponibili i siti internet del MIMIT e Invitalia. Chi utilizzerà questo incentivo non potrà cumularlo con altri incentivi pubblici, salvo eccezioni.
Le aziende possono contattare Pierluigi Bertolini - Area Credito e Finanza - email pierluigi.bertolini@assolombarda.it, l’Area Credito e Finanza, email fin@assolombarda.it, tel. 02.58370704, o richiedere online un appuntamento per: maggiori informazioni su questa notizia, un confronto sugli incentivi disponibili; un’assistenza nella stima delle esigenze di liquidità, nella costruzione di business plan e nel dialogo con i finanziatori; un approfondimento sul supporto personalizzato di Assolombarda Servizi, che integra i servizi di Assolombarda con una consulenza specializzata.
Bando camerale "Impresa sostenibile 2025". Le richieste potranno essere presentate dalle 10.00 del 4 settembre al 31 ottobre, salvo esaurimento fondi o proroga
Possono partecipare le piccole o medie imprese che hanno la sede oggetto dell’intervento, per il quale si richiede il contributo, iscritta e attiva al Registro Imprese nella sezione territoriale della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi.
E' possibile per ciascuna impresa partecipare ad entrambe le Linee previste, ma dovrà presentare due domande separate, una per ogni misura, allegando la documentazione richiesta.
Per entrambe le misure, dal 2 ottobre le MEDIE IMPRESE, per non incorrere in decurtazioni del contributo concesso, dovranno allegare anche un’Attestazione prodotta dal soggetto fornitore/intermediario dei servizi assicurativi relativa all’adempimento dell’obbligo di sottoscrizione delle polizze catastrofali, con le caratteristiche indicate nel Regolamento art. 8.1.8.
L’agevolazione è composta da due misure di intervento che prevedono differenti tipologie di spese ammissibili:
MISURA A – INVESTIMENTI ENERGETICI
Principali spese ammissibili: Impianti per la produzione di energie rinnovabili, sistemi di accumulo dell’energia, sostituzione di impianti a attrezzature produttive e/o di climatizzazione che comportino un risparmio di energia, sistemi di domotica e monitoraggio dei consumi, interventi di relamping, spese strumentali connesse (es. consulenza tecnica, formazione, lavori necessari per la realizzazione degli interventi).
Gli interventi per i quali è richiesto il contributo dovranno essere al servizio degli spazi occupati dall’azienda e dei suoi processi produttivi.
MISURA B – OTTENIMENTO DELLA CERTIFICAZIONE ENERGETICA
Principali spese ammissibili: spese di consulenza inerenti all’accompagnamento per l’ottenimento della certificazione (max 70%) e spese per l’ottenimento e la registrazione della certificazione, fatturate dall’ente certificatore o verificatore. Oltre ad un con contributo forfettario per il riconoscimento dell’impegno del personale interno che l’azienda dedica alla realizzazione del percorso di certificazione (max 15%).
Tutte le tipologie di spese ammissibili devono essere indicate in una specifica relazione tecnica, che deve dettagliare gli interventi finalizzati a conseguire un effettivo efficientamento energetico del sistema produttivo rispetto alle condizioni pre-investimento e/o attestare la rispondenza alle previsioni del bando degli altri interventi.
Per la relazione tecnica l’impresa si dovrà avvalersi esclusivamente di uno o più soggetti tra EGE certificati e/o tecnici iscritti, al momento della presentazione della relazione, all’albo riferito ad uno degli ordini professionali sottoposti a vigilanza ministeriale ed espressamente indicati nel bando.
L’agevolazione consiste, per la Misura A, nella concessione di un contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese considerate ammissibili, nel limite massimo di 50.000 €. I progetti dovranno prevedere un investimento minimo di 10.000 €.
Per la Misura B, l’agevolazione consiste, invece, nella concessione di un contributo a fondo perduto pari al 70% delle spese considerate ammissibili, nel limite massimo di 20.000 €. I progetti dovranno prevedere un investimento minimo di 3.000 €.
Le agevolazioni sono concesse in regime "de minimis".
Le spese ammissibili potranno essere fatturate e quietanzate, a partire dalla data di approvazione del bando, ovvero dal 31 luglio 2025 e fino al 31 ottobre 2026. Farà fede la data di emissione della fattura e del relativo pagamento.
Le richieste di contributo potranno essere presentate dalle 10:00 del 4 settembre 2025 al 31 ottobre 2025; in caso di chiusura anticipata dello sportello telematico per esaurimento delle risorse sarà pubblicata un’apposita comunicazione sul sito internet istituzionale della Camera.
L’assegnazione dei contributi avverrà con procedura a sportello valutativo, per la Misura A, unicamente a sportello per la Misura B.
La invitiamo a richiedere online un appuntamento oppure a contattare Davide Romano (davide.romano@assolombarda.it) o l’Area Credito e Finanza, fin@assolombarda.it, tel. 02.58370704, per maggiori informazioni su questa notizia; un confronto sugli incentivi disponibili; un’assistenza nella stima delle esigenze di liquidità, nella costruzione di business plan e nel dialogo con i finanziatori.
A dicembre 2024 l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) ha pubblicato uno standard volontario di rendicontazione della sostenibilità per le PMI non quotate (Voluntary reporting standard for SMEs - VSME).
L’iniziativa, pensata per semplificare e standardizzare la comunicazione delle performance di sostenibilità delle micro-PMI non quotate, ha l’obiettivo di ridurre l’onere delle imprese, consentendo loro di raccogliere e comunicare i dati in modo più semplice ed efficiente, rispondendo così alle crescenti richieste di trasparenza da parte di stakeholder, come investitori, banche e grandi aziende.
Lo standard (al momento solo in lingua inglese) è scaricabile nella sezione Contenuti Correlati di questa news. Maggiori informazioni sono presenti sul sito di EFRAG.
Lo Standard VSME si articola in due moduli:
Modulo Base, che offre un set essenziale di informazioni di sostenibilità per le PMI che iniziano il loro percorso di rendicontazione;
Modulo Avanzato, che consente alle PMI di fornire informazioni più dettagliate sulle loro pratiche di sostenibilità.
Conterrà principi di informativa su:
Fattori ambientali: energia ed emissioni di gas a effetto serra, risorse idriche, economia circolare, inquinamento e biodiversità;
Fattori sociali: salute e sicurezza, pari opportunità, condizioni di lavoro, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
Fattori di governance: la struttura della governance e le responsabilità in relazione alle questioni di sostenibilità, la composizione degli organi di amministrazione, la lotta contro la corruzione, lo stakeholder engagement.
Micro, piccole e medie imprese lombarde, che presentino progetti in forma di aggregazione formata da almeno 5 imprese rappresentanti la/le filiera/e alla data di presentazione della domanda. All’aggregazione potranno aderire anche soggetti diversi dal PMI (es. Grandi imprese, Midcap associazioni di categoria, società consortili, centri di ricerca, università), ma in tale ipotesi i partecipanti diversi dalle PMI non potranno essere in alcun modo beneficiari di contributi, pertanto, le spese che dovessero eventualmente sostenere non saranno ritenute ammissibili al contributo, ma saranno comunque considerate parte del progetto proposto e tenute in considerazione in sede di valutazione dello stesso.
Le domande di partecipazione potranno essere presentate attraverso la piattaforma Bandi e servizi Online dalle ore 10.00 del 3 dicembre 2024, fino alle ore 16.00 del 3 aprile 2025 e saranno selezionate tramite una procedura valutativa a graduatoria, secondo i criteri di valutazione definiti nel bando stesso.
Quanto vale davvero uno stipendio? Oggi, la retribuzione non è più solo una questione di cifre: rappresenta opportunità, qualità della vita e impatto sociale. Il modo in cui un’azienda remunera il personale racconta molto dei suoi valori, delle sue strategie e della sua visione del futuro.
Fino a pochi anni fa, i sistemi retributivi si basavano quasi esclusivamente sullo stipendio fisso e su bonus legati alla performance economica. Attualmente, invece, diverse imprese stanno adottando modelli che tengono conto di tre aspetti fondamentali. Il primo è la sostenibilità economica, perché una politica retributiva deve essere sostenibile nel lungo periodo, evitando eccessi che possano compromettere la stabilità aziendale. Il secondo è la sostenibilità sociale, che significa garantire equità, inclusione e benessere per il personale. Il terzo è la sostenibilità ambientale, che spinge le aziende a ripensare i processi produttivi e le strategie operative per ridurre consumi ed emissioni.
In considerazione di tali aspetti, le imprese hanno iniziato a sperimentare nuovi modelli retributivi capaci di coniugare crescita aziendale e responsabilità sociale. Alcune, in particolare, hanno legato una parte dei bonus all'adozione di processi produttivi a minor impatto ambientale, come l'uso di fonti energetiche rinnovabili. Altre hanno introdotto benefit legati alla mobilità sostenibile, con contributi per chi utilizza mezzi pubblici o auto elettriche. Altre, ancora, hanno potenziato il welfare aziendale, che integra benefit non monetari come supporto alla genitorialità, percorsi di formazione e programmi di benessere psicofisico. Tali benefit sono apprezzati dai lavoratori e possono contribuire a ridurre il turnover e aumentare il senso di appartenenza all’azienda.
Un sistema retributivo sostenibile, per funzionare, deve essere misurabile. Gli indicatori classici di performance economica restano fondamentali, ma devono essere affiancati da strumenti in grado di valutare gli impatti qualitativi. Le strategie più efficaci prevedono l’adozione di indicatori ambientali, sociali e di benessere aziendale. In particolare, in ambito ambientale, vengono monitorati parametri come la riduzione delle emissioni di CO₂ e l’incremento dell’uso di materiali riciclati. Sul fronte sociale, si guarda alla riduzione del gender pay gap e all’aumento delle opportunità di carriera per i dipendenti. Il benessere aziendale viene spesso misurato attraverso survey interne e analisi dei tassi di engagement, per capire quanto i lavoratori si sentano valorizzati e motivati.
Guardando al futuro, le imprese che sapranno integrare criteri di sostenibilità economica, sociale e ambientale nei sistemi retributivi potranno rafforzare la propria competitività e attrattività sul mercato del lavoro. Un approccio sostenibile alla remunerazione è un’opportunità per migliorare l’efficienza, valorizzare le risorse interne e rispondere alle nuove aspettative del mercato. Un modello che, se ben calibrato, può generare valore per l’azienda e per il contesto in cui opera.
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