Entro il 2030, 122 aeroporti europei puntano a raggiungere la neutralità climatica, ben prima del target ufficiale fissato al 2050. È quanto emerge dai dati diffusi da Aci Europe, l’associazione dei gestori aeroportuali europei, nel corso della conferenza annuale ad Atene. Su un totale di 314 aeroporti aderenti alla risoluzione Net Zero 2050, l’adesione anticipata di oltre un terzo rappresenta un segnale forte di cambiamento.
Tra gli scali più ambiziosi spiccano quelli italiani: Roma Fiumicino, Venezia, Milano Malpensa e Napoli Capodichino, con quest’ultimo già accreditato al nuovo Livello 5, il più avanzato nell’ambito della certificazione di sostenibilità. Questo livello non solo certifica l’azzeramento delle emissioni dirette (Scope 1 e 2), ma impone anche obiettivi chiari sulle emissioni indirette (Scope 3). L’Italia si muove dunque in prima linea, con Bologna, Milano Linate, Roma Ciampino e Torino che si sono dati scadenze tra il 2030 e il 2040, mentre Bergamo e Perugia restano allineati sull’obiettivo 2050.
Le strategie di decarbonizzazione adottate dai gestori includono l’uso di energie rinnovabili, l’elettrificazione dei mezzi a terra, l’efficientamento energetico degli edifici e l’adozione di carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF). Un esempio concreto è l’accordo tra Adr ed Eni a Fiumicino, mentre Malpensa sperimenta SAF per i voli cargo insieme a DHL.
Il caso di Venezia rappresenta un esempio virtuoso: lo scalo, incastonato nel fragile ecosistema lagunare, ha sviluppato un Master Plan al 2037 che punta su biodiversità, intermodalità, depurazione delle acque e produzione energetica da agrivoltaico. Tutti gli investimenti sono stati realizzati in autofinanziamento, evidenziando un’assenza di fondi del PNRR che, secondo i gestori, rappresenta un’occasione persa.
La sfida climatica nel settore aeroportuale è ormai avviata: l’Europa e l’Italia mostrano che sostenibilità e infrastrutture possono – e devono – andare di pari passo.
La sostenibilità entra nei bilanci. È ora disponibile il primo corso interamente dedicato ai crediti di carbonio rivolto a commercialisti, revisori contabili e consulenti d’impresa, grazie al finanziamento di Regione Lombardia e all’organizzazione di Eurast Srl. Un percorso formativo di 40 ore, pensato per fornire ai professionisti gli strumenti necessari a supportare le aziende clienti nella gestione strategica dei crediti volontari di carbonio (VCM). «Oggi le imprese chiedono ai loro commercialisti non solo competenze fiscali, ma anche una guida concreta per accedere alle opportunità della transizione ecologica», spiega l’ing. Luca Rastello, direttore tecnico di Eurast. «Chi saprà integrare i crediti di carbonio nei bilanci e nei processi di certificazione ambientale avrà un forte vantaggio competitivo». Una competenza chiave per certificare la sostenibilità… o monetizzarla. Il corso risponde a due scenari strategici che stanno diventando realtà: Le aziende che non raggiungono gli obiettivi di riduzione delle emissioni possono compensarle acquistando crediti di carbonio certificati. Le aziende sostenibili, invece, possono generare e cedere crediti volontari, trasformando il proprio impegno ambientale in un beneficio economico. In entrambi i casi, il commercialista gioca un ruolo cruciale nel: verificare l’impatto ambientale ed economico delle operazioni ESG; accompagnare le aziende nei processi di certificazione; integrare i crediti nel bilancio aziendale; ottimizzare fiscalmente le scelte sostenibili. Il programma. Dieci moduli da 4 ore, con docenze altamente qualificate, esercitazioni e case study reali. I temi affrontati includono: i mercati ETS e VCM, la tassonomia UE e il meccanismo CBAM, la progettazione certificata di progetti di riduzione emissioni, monitoraggio e verifica delle emissioni per garantire la trasparenza Scope 1, 2 e 3, il contesto normativo italiano e le opportunità per le imprese lombarde.
La sostenibilità integrale e l'innovazione come motori di sviluppo e driver della competitivita' di piccole e medie imprese rimangono al centro del percorso Road to Social Change. Per l'edizione 2025 il percorso si rinnova, ponendo il focus su alcune delle filiere produttive piu' significative del nostro Paese: meccanica, food, turismo, fashion, arredo e design. "Investire in formazione, in particolare sui temi della sostenibilita' edell'innovazione, significa contribuire in modo concreto alla costruzione di un futuro piu' solido, equo e inclusivo. Con Road to Social Change 2025, confermiamo il nostro impegno nel formare professionisti specializzati, offrendo loro strumenti concreti per affrontare le sfide della transizione.
L'obiettivo e' sostenere la crescita dei territori, rafforzando competitivita' e attenzione alla dimensione sociale, cosi' da generare valore reale per le nostre comunita'", ha dichiarato Annalisa Areni, Head of Client Strategies di UniCredit Italia. Le filiere produttive svolgono un ruolo decisivo nel trainare l'economia del Paese e nel contribuire al suo Pil. Per questo, adottare la prospettiva della Sostenibilita' Integrale all'interno di esse significa far crescere la competitivita' delle filiere e orientare i comportamenti degli attori verso modelli innovativi, efficienti, integrati, piu' responsabili ed etici.
L'ambizione del percorso e' creare un mindset imprenditoriale che punta legare intenzionalmente la strategia di sostenibilita' alla competitivita' di impresa e territorio.
L’Italia entra ufficialmente nell’Alleanza Nucleare europea, segnando una svolta nella politica energetica nazionale. L’annuncio è stato dato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin al Consiglio Energia di Lussemburgo, dopo anni in cui il nostro Paese aveva mantenuto solo lo status di osservatore. Questa decisione arriva in risposta alle recenti crisi energetiche e alla necessità di garantire sicurezza, autonomia e decarbonizzazione al sistema energetico nazionale.
Dopo i referendum del 1987 e del 2011 che avevano sancito la chiusura delle centrali nucleari italiane, il governo ha riaperto il dibattito sul nucleare, puntando sulle tecnologie più innovative come i piccoli reattori modulari (SMR). Questi impianti, più sicuri e flessibili rispetto alle centrali tradizionali, sono al centro del nuovo Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).
L’Alleanza Nucleare, lanciata nel 2023 su iniziativa della Francia, riunisce i Paesi europei che vedono nell’atomo un pilastro della strategia climatica per il 2050. Oltre all’Italia, ne fanno parte Francia, Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia. L’obiettivo comune è rafforzare la cooperazione tecnologica e finanziaria, sviluppare una filiera industriale europea e ridurre la dipendenza energetica dall’estero.
Per l’industria italiana si aprono nuove opportunità: accesso a finanziamenti, partecipazione a progetti di ricerca e sviluppo, rafforzamento della competitività della filiera nazionale. Tuttavia, permangono sfide significative come la gestione delle scorie radioattive — oltre 35 mila metri cubi sono già stoccati in Italia — e la necessità di ottenere il consenso sociale per evitare nuovi stop referendari.
Con l’ingresso nell’Alleanza, l’Italia si posiziona come protagonista della transizione energetica europea, riconoscendo il nucleare come pilastro strategico accanto alle fonti rinnovabili. Una scelta che punta a garantire sicurezza, sostenibilità e competitività al sistema energetico e industriale nazionale.
L’ascesa dell’intelligenza artificiale (AI) sta trasformando il mondo digitale, ma impone una sfida cruciale: alimentare i data center che ne sono il cuore con energia affidabile, continua e a basse emissioni. In questo scenario, Meta – la casa madre di Facebook, Instagram e WhatsApp – ha scelto il nucleare come soluzione strategica per sostenere la crescita dei suoi servizi AI, segnando un punto di svolta per tutto il settore tech.
L’accordo Meta–Constellation: energia nucleare per i data center
Nel giugno 2025 Meta ha siglato un accordo ventennale con Constellation Energy per acquistare circa 600 MW di energia dalla centrale nucleare Clinton, in Illinois. Questo impianto, con una capacità totale di 1.121 MW, era a rischio chiusura ma, grazie all’investimento di Meta, resterà operativo almeno fino al 2047. L’energia prodotta alimenterà i data center statunitensi del gruppo, garantendo elettricità stabile e a zero emissioni dirette di CO₂.
L’accordo rappresenta una risposta concreta all’aumento esponenziale dei consumi elettrici legati all’AI: secondo le stime, la domanda dei data center potrebbe raddoppiare entro il 2030, trainata da applicazioni come l’AI generativa e il machine learning. Meta, che già nel 2024 aveva visto crescere del 34% i consumi dei suoi data center, punta così a coniugare crescita digitale e sostenibilità.
Perché il nucleare per l’AI?
Il nucleare offre tre vantaggi chiave per alimentare l’AI:
Continuità: fornisce energia 24/7, fondamentale per data center che non possono subire interruzioni.
Basse emissioni: consente di ridurre l’impronta carbonica rispetto alle fonti fossili.
Scalabilità: può sostenere la crescita futura dell’infrastruttura digitale, anche grazie a tecnologie come i piccoli reattori modulari (SMR).
Questa scelta si inserisce in una tendenza globale: anche altri giganti tech come Google e Microsoft stanno esplorando partnership con operatori nucleari per alimentare i loro poli AI, puntando a una transizione energetica che sia davvero sostenibile.
Opportunità e sfide
L’investimento di Meta garantisce non solo energia pulita e affidabile, ma anche la salvaguardia di posti di lavoro e investimenti nell’industria nucleare locale. Tuttavia, restano alcune criticità: i tempi e i costi per nuovi impianti sono elevati, la gestione delle scorie e l’accettazione sociale richiedono attenzione, e la capacità nucleare dovrà crescere rapidamente per tenere il passo con la domanda AI.
Conclusioni
La scelta di Meta di puntare sul nucleare per alimentare l’AI rappresenta un modello per tutto il settore digitale: solo fonti stabili e a basse emissioni possono sostenere la rivoluzione tecnologica in corso. L’alleanza tra nucleare e AI potrebbe diventare la chiave per una crescita digitale davvero sostenibile, offrendo nuove prospettive per l’industria energetica e per la transizione verso un futuro a zero emissioni.
FEDERLEGNOARREDO PRESENTA IL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ 2024
Formazione, progetti europei, norme e circolarità: così il legno-arredo investe nella green economy
In occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente, FederlegnoArredo presenta il Bilancio di Sostenibilità 2024, riaffermando il proprio impegno concreto nella transizione ecologica della filiera legno-arredo.
Dalla formazione al fine vita dei prodotti, passando per la circolarità dei materiali e l’adeguamento normativo, il documento raccoglie dati, progetti e azioni concrete che testimoniano un impegno strutturato e condiviso, sia all’interno dell’organizzazione che in favore delle aziende associate.
980 ore di formazione erogate ai dipendenti, 8 progetti europei attivi, 45 webinar gratuiti per gli associati: sono solo alcuni dati significativi di un percorso volontario che mette la sostenibilità economica, sociale e ambientale al centro.
“La sostenibilità, per FederlegnoArredo e per le aziende che rappresenta, non è una moda né un obbligo, ma una visione di lungo periodo che si concretizza nel quotidiano, grazie soprattutto a un’azione sistemica della filiera legno-arredo, leader sui temi dell’economia circolare e promotrice di uno sviluppo economico che si fonda sul rispetto dell’ecosistema e del capitale umano – dichiara il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin (FOTO) - Il Bilancio di Sostenibilità 2024 non è soltanto una fotografia di ciò che abbiamo fatto, ma vuol essere anche una bussola per orientare le scelte future”.
NORMATIVE EUROPEE E SUPPORTO ALLE IMPRESE
Il 2024 è stato un anno cruciale per l’avanzamento della transizione ecologica nella filiera del legno-arredo, un anno che, in alcuni casi, ha visto il proliferare di norme e regolamenti così impattanti sul settore da diventare un ostacolo e rappresentare un problema di competitività.
Il supporto alle imprese nell’interpretazione delle normative rappresenta infatti uno dei fronti strategici su cui FederlegnoArredo è impegnata.
Nel 2024, la Federazione ha intensificato il presidio sulle normative europee, supportando le imprese nell’implementazione del nuovo Regolamento sull’ecodesign (ESPR), strumento destinato a incidere in profondità sul ciclo di vita dei prodotti. Accanto a questo, il lavoro si è concentrato anche sulla normativa imballaggi e sul Regolamento UE contro la deforestazione, tutti elementi centrali per la competitività del comparto. A beneficio delle aziende associate, FederlegnoArredo ha predisposto linee guida operative, tavoli di confronto e un’azione costante di rappresentanza a Bruxelles, collaborando con le istituzioni per garantire un’applicazione delle norme che sia efficace, proporzionata e coerente con le specificità della filiera.
Un altro passo decisivo nel 2024 è stato l’avvio della creazione di un Consorzio per la Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) per l’arredo. Una scelta strategica che anticipa possibili obblighi normativi e rappresenta una svolta nella gestione del fine vita dei prodotti, promuovendo modelli di riuso, filiere del riciclo e nuove opportunità di business. Il Consorzio ha sottoscritto nel 2025 un accordo di programma con il Ministero dell’Ambiente, per analizzare i flussi e la composizione dei rifiuti del comparto.
CASE HISTORY E TESTIMONIANZE
Per rendere tangibile l’impatto dell’azione federativa, il Bilancio di Sostenibilità presenta una selezione di aziende associate che hanno intrapreso percorsi virtuosi in ambito ambientale, sociale e organizzativo, anche grazie al supporto di FederlegnoArredo. Un patrimonio di esperienze che dimostra come la sostenibilità possa essere non solo un valore, ma anche un fattore competitivo.
“Ci auguriamo che queste pagine siano in grado di restituire il senso del lavoro svolto in un anno particolarmente complesso per la nostra filiera, un anno in cui, accanto alle sfide quotidiane del fare impresa, abbiamo continuato a porre al centro la sostenibilità come leva di sviluppo, innovazione e competitività per il settore - conclude Feltrin - Il dialogo con gli stakeholder, il presidio normativo, la formazione delle nuove generazioni, la promozione del Made in Italy e la transizione ecologica sono le direttrici su cui continueremo a lavorare, forti di una visione condivisa”.
Per approfondire i contenuti del Bilancio di Sostenibilità 2024 è possibile consultare il documento completo sul sito di FederlegnoArredo.
Il Bilancio di Sostenibilità del Gruppo VIVI è arrivato al suo quarto anno di vita. In questi quattro anni, ovvero da quando abbiamo scelto con convinzione di iniziare questo cammino, abbiamo consolidato il nostro impegno, affinato le nostre strategie e rafforzato il dialogo con i nostri stakeholder. Questo documento è il risultato di un lavoro collettivo, di cui sono orgoglioso. L’ascolto rimane sempre una delle prerogative del nostro Gruppo. Un ascolto che si manifesta nella condivisione di pensiero e nel ragionamento comune e che, anche in questa occasione, ha rappresentato la base per stilare il nuovo Bilancio di Sostenibilità. Grazie alle attività di stakeholder engagement, ci siamo confrontati con le persone di VIVI, i clienti, le comunità in cui operiamo e le associazioni che sosteniamo, per ricevere i loro feedback e conoscerne le aspirazioni future.
La dichiarazione di sostenibilità di Nokia per il 2024 è ora disponibile come parte del Rapporto Annuale Nokia.
In Nokia, la sostenibilità è al centro di tutto ciò che facciamo. Nel 2024, abbiamo compiuto progressi significativi:
Riduzione delle emissioni totali di gas serra del 28% rispetto al 2023 e del 36% rispetto al 2019
Raggiungimento dell'87% di utilizzo di energia elettrica rinnovabile nelle nostre strutture, con l'obiettivo di raggiungere il nostro obiettivo del 100% entro il 2025
Riduzione delle emissioni dei fornitori del 28% rispetto al 2023, in parte grazie al miglioramento dell'integrità dei dati
Stiamo inoltre promuovendo il cambiamento con:
606 audit dei fornitori e 420 raccomandazioni di miglioramento affrontate
39 milioni di nuovi abbonati alla fibra ottica e 349 milioni di abbonamenti alla banda larga mobile.
La sostenibilità è un valore importante per noi. Ci impegniamo a promuovere un approccio che bilancia la sostenibilità economica con quella sociale e ambientale. Il nostro motto è “Pazienti sani, in un mondo sano”.
Il bilancio di sostenibilità 2024 di McKinsey & Company evidenzia impegni significativi in termini di riduzione delle emissioni e investimenti in iniziative sociali e ambientali. L'azienda ha raggiunto il 100% di elettricità rinnovabile già nel 2023 e ha registrato una riduzione del 62% delle emissioni Scope 1 e 2 a livello assoluto nel 2024 rispetto al 2019. Inoltre, McKinsey ha superato il proprio obiettivo di riduzione del 35% delle emissioni da viaggi di lavoro per dipendente, raggiungendo una riduzione del 50% nel 2024.
A dicembre 2024 l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) ha pubblicato uno standard volontario di rendicontazione della sostenibilità per le PMI non quotate (Voluntary reporting standard for SMEs - VSME).
L’iniziativa, pensata per semplificare e standardizzare la comunicazione delle performance di sostenibilità delle micro-PMI non quotate, ha l’obiettivo di ridurre l’onere delle imprese, consentendo loro di raccogliere e comunicare i dati in modo più semplice ed efficiente, rispondendo così alle crescenti richieste di trasparenza da parte di stakeholder, come investitori, banche e grandi aziende.
Lo standard (al momento solo in lingua inglese) è scaricabile nella sezione Contenuti Correlati di questa news. Maggiori informazioni sono presenti sul sito di EFRAG.
Lo Standard VSME si articola in due moduli:
Modulo Base, che offre un set essenziale di informazioni di sostenibilità per le PMI che iniziano il loro percorso di rendicontazione;
Modulo Avanzato, che consente alle PMI di fornire informazioni più dettagliate sulle loro pratiche di sostenibilità.
Conterrà principi di informativa su:
Fattori ambientali: energia ed emissioni di gas a effetto serra, risorse idriche, economia circolare, inquinamento e biodiversità;
Fattori sociali: salute e sicurezza, pari opportunità, condizioni di lavoro, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
Fattori di governance: la struttura della governance e le responsabilità in relazione alle questioni di sostenibilità, la composizione degli organi di amministrazione, la lotta contro la corruzione, lo stakeholder engagement.
Micro, piccole e medie imprese lombarde, che presentino progetti in forma di aggregazione formata da almeno 5 imprese rappresentanti la/le filiera/e alla data di presentazione della domanda. All’aggregazione potranno aderire anche soggetti diversi dal PMI (es. Grandi imprese, Midcap associazioni di categoria, società consortili, centri di ricerca, università), ma in tale ipotesi i partecipanti diversi dalle PMI non potranno essere in alcun modo beneficiari di contributi, pertanto, le spese che dovessero eventualmente sostenere non saranno ritenute ammissibili al contributo, ma saranno comunque considerate parte del progetto proposto e tenute in considerazione in sede di valutazione dello stesso.
Le domande di partecipazione potranno essere presentate attraverso la piattaforma Bandi e servizi Online dalle ore 10.00 del 3 dicembre 2024, fino alle ore 16.00 del 3 aprile 2025 e saranno selezionate tramite una procedura valutativa a graduatoria, secondo i criteri di valutazione definiti nel bando stesso.
Con uno stanziamento da fondi PNRR da euro 320 milioni, è previsto a breve il bando per il “Sostegno per l'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI” che prevede contributi a fondo perduto per programmi di investimento delle pmi, finalizzati all’autoproduzione di energia elettrica ricavata da impianti solari fotovoltaici o mini eolici, per l’autoconsumo immediato e per sistemi di accumulo/stoccaggio dell’energia.
L'agevolazione, non soggetta ai vincoli del de minimis, avrà le percentuali a fondo perduto seguenti:
30% per le medie imprese;
40% per le micro e piccole imprese;
30% per l’eventuale componente aggiuntiva di stoccaggio di energia elettrica dell’investimento;
50% per la diagnosi energetica ex-ante necessaria alla pianificazione degli interventi previsti dal decreto.
Sono ammesse le spese, non inferiori a 30 mila euro e non superiori a 1 milione di euro relative ad una sola unità produttiva dell'impresa proponente, per:
l’acquisto, l’installazione e la messa in esercizio di beni materiali nuovi strumentali, in particolare impianti solari fotovoltaici o mini eolici, sostenuti a partire dalla data di presentazione della domanda di agevolazione;
apparecchiature e tecnologie digitali strettamente funzionali all’operatività degli impianti;
sistemi di stoccaggio dell’energia prodotta, purché la componente di stoccaggio assorba almeno il 75% della sua energia dall'impianto solare o mini eolico.
diagnosi energetica ex ante necessaria alla pianificazione degli interventi.
Gli interventi devono essere completati entro 18 mesi dalla data del provvedimento di concessione.
La procedura sarà valutativa a graduatoria, non potrà quindi essere un click day. Chi utilizzerà questo incentivo non potrà cumularlo con altri incentivi pubblici, salvo eccezioni.
Con un futuro provvedimento direttoriale atteso a breve, saranno stabiliti modalità e termini di presentazione delle domande di agevolazione e gli schemi per la presentazione delle stesse.
La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto l’obbligo di sottoscrivere una polizza assicurativa contro le catastrofi naturali entro la fine del 2024. A dicembre è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il rinvio al 31 marzo 2025 dell'entrata in vigore dell'obbligatorietà, ma ad oggi manca ancora il Decreto Attuativo con le informazioni precise per le aziende e le compagnie assicurative. Quest'ultimo, che ha superato l'esame della Corte dei conti, sarà in inserito in Gazzetta Ufficiale entro la fine del mese di febbraio,per allineare i tempi entro i quali le compagnie assicurative devono essere pronte a sottoscrivere polizze catastrofali nel rispetto delle nuove regole.
Grazie all’assicurazione obbligatoria, le aziende dovrebbero essere supportate nella gestione dei danni derivanti da calamità naturali, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese, spesso meno assicurate. Tale obbligo dovrebbe promuovere anche una cultura di responsabilità finanziaria, incoraggiando le imprese a dotarsi di adeguate polizze per proteggere i propri asset.
In questo modo, l’obbligo assicurativo rafforza la resilienza del tessuto produttivo, spingendo le aziende a migliorare le proprie strutture e a prepararsi per fronteggiare rischi crescenti come alluvioni, frane e terremoti, in linea con i cambiamenti climatici.
La normativa prevede che dell'obbligo si tenga conto nell'assegnazione di contributi pubblici, sovvenzioni e agevolazioni, sfavorendo o addirittura escludendo quindi chi non ha sottoscritto la polizza CAT NAT anche con riferimento a quelle previste in occasione di eventi calamitosi e catastrofali.
Quanto vale davvero uno stipendio? Oggi, la retribuzione non è più solo una questione di cifre: rappresenta opportunità, qualità della vita e impatto sociale. Il modo in cui un’azienda remunera il personale racconta molto dei suoi valori, delle sue strategie e della sua visione del futuro.
Fino a pochi anni fa, i sistemi retributivi si basavano quasi esclusivamente sullo stipendio fisso e su bonus legati alla performance economica. Attualmente, invece, diverse imprese stanno adottando modelli che tengono conto di tre aspetti fondamentali. Il primo è la sostenibilità economica, perché una politica retributiva deve essere sostenibile nel lungo periodo, evitando eccessi che possano compromettere la stabilità aziendale. Il secondo è la sostenibilità sociale, che significa garantire equità, inclusione e benessere per il personale. Il terzo è la sostenibilità ambientale, che spinge le aziende a ripensare i processi produttivi e le strategie operative per ridurre consumi ed emissioni.
In considerazione di tali aspetti, le imprese hanno iniziato a sperimentare nuovi modelli retributivi capaci di coniugare crescita aziendale e responsabilità sociale. Alcune, in particolare, hanno legato una parte dei bonus all'adozione di processi produttivi a minor impatto ambientale, come l'uso di fonti energetiche rinnovabili. Altre hanno introdotto benefit legati alla mobilità sostenibile, con contributi per chi utilizza mezzi pubblici o auto elettriche. Altre, ancora, hanno potenziato il welfare aziendale, che integra benefit non monetari come supporto alla genitorialità, percorsi di formazione e programmi di benessere psicofisico. Tali benefit sono apprezzati dai lavoratori e possono contribuire a ridurre il turnover e aumentare il senso di appartenenza all’azienda.
Un sistema retributivo sostenibile, per funzionare, deve essere misurabile. Gli indicatori classici di performance economica restano fondamentali, ma devono essere affiancati da strumenti in grado di valutare gli impatti qualitativi. Le strategie più efficaci prevedono l’adozione di indicatori ambientali, sociali e di benessere aziendale. In particolare, in ambito ambientale, vengono monitorati parametri come la riduzione delle emissioni di CO₂ e l’incremento dell’uso di materiali riciclati. Sul fronte sociale, si guarda alla riduzione del gender pay gap e all’aumento delle opportunità di carriera per i dipendenti. Il benessere aziendale viene spesso misurato attraverso survey interne e analisi dei tassi di engagement, per capire quanto i lavoratori si sentano valorizzati e motivati.
Guardando al futuro, le imprese che sapranno integrare criteri di sostenibilità economica, sociale e ambientale nei sistemi retributivi potranno rafforzare la propria competitività e attrattività sul mercato del lavoro. Un approccio sostenibile alla remunerazione è un’opportunità per migliorare l’efficienza, valorizzare le risorse interne e rispondere alle nuove aspettative del mercato. Un modello che, se ben calibrato, può generare valore per l’azienda e per il contesto in cui opera.
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